Sardegna non solo mare è il titolo di un libro (autori Maurizio Oviglia e Mattia Vacca) uscito per il CDA di Torino nel 1991.
Sardegna non solo mare è stato il mantra per molti torinesi durante tutto il decennio degli anni ’90. Trovandomi in questa combriccola, specie a inizio decennio, ho frequentato l’isola quasi esclusivamente “senza mare”.
Ho già raccontato alcune peripezie e considerazioni in un precedente articolo, pubblicato su: https://www.gognablog.com/supramonte-e-ancora-lultimo-eldorado/. Non mi ripeto e rinvio a tale scritto.
Solo in epoca successiva ho “visto” la Sardegna soprattutto come una meta balneare. La differenza è collegata alla famiglia e, in particolare, ai figli piccoli. Ma anche in tali occasioni abbiamo cercato di vivere l’esperienza in terra sarda con un approccio naturale e sportivo.
Torniamo invece agli anni a cavallo fra ’80 e ’90, quando eravamo tutti signorini. Che la Sardegna abbia un territorio adatto al ciclismo era cosa nota anche nel mio gruppetto di amici. Diciamo che l’approccio era però molto diverso da quello oggi dominante: allora noi ragionavamo come cicloturisti caserecci, con tanto di borsone aggrappate alle biciclette: tende, sacchi a pelo, Camping Gaz, cibarie, un minimo di abbigliamento… insomma le performance ciclistiche erano di fatto impossibili.
Un modo attuale per vivere la Sardegna in bicicletta è illustrato da questo recente articolo (che spero possa far venire l’acquolina in gola agli appassionati) dove si racconta come, per staccare un po’ dalle gare, il ciclista professionista Daniel Oss abbia percorso in sette tappe coste ed entroterra sardi, tra paesaggi meravigliosi, porceddu, politica e coltelli (Carlo Crovella).
Come isola la Sardegna
di Luca Castaldini
(pubblicato su Sportweek n. 42/19)
Li ha chiamati Just Ride: semplicemente andare. Nel 2014, 800 km da casa sua, a Torbole sul Lago di Garda, al Mar Tirreno; nel 2018 da Milano a Roma e nel 2019 il terzo Just Ride, il giro antiorario della Sardegna: sette tappe, 800 km con partenza da Olbia e arrivo a Orosei. Questi i consigli ai biker che vogliano imitarlo.
Il Just Ride numero 3
In quanto professionista, Oss ogni uscita in sella «l’ho scelta in modo mirato: la pendenza prima di affrontare le salite dei grandi giri o i rettilinei se alle viste c’è una gara con arrivo da velocisti». Finché un giorno, al bar con un amico, l’idea del “Ride”. «Appena finito il Giro del 2014, ero svuotato. Non avevo più voglia di pedalare. Ma io dovevo comunque rimanere in forma. Mi dico: “Mi prendo una settimana, ma per fare chilometri solo dove voglio io. Dove fermarmi a mangiare o dormire a piacimento, godermi il panorama“». Pochi giorni e Oss passa dal dire al… pedalare. «Parto da casa, da Torbole, per non complicarmi le cose. Da lì tappa a Ferrara, poi Cesenatico, l’entroterra, Firenze, Cecina, Rosignano. In sei giorni». Nel 2018, il bis: «Volevo congiungere Milano e Roma, o meglio, il Vigorelli al Colosseo». E allora giù in direzione di Sestri Levante, quindi Pisa, San Gimignano, Porto Santo Stefano, Lago di Bolsena, Viterbo e la Capitale. «Una settimana per quasi mille km, compresa la deviazione per gli sterrati dell’Eroica».
Cercasi acqua
Ed ecco la Sardegna. «Isola, cioè isolamento, stacco totale». Tra mari cristallini, calette commoventi, i nuraghi e i murales “politicizzati” di Orgosolo, Oss pedala da solo, ma scortato. «Nel furgoncino c’erano i filmmaker e nella macchina il team dell’assistenza tecnica. Come la ricerca di un panino per il “ciclista affamato”, ma, soprattutto – primo consiglio rivolto a chi volesse farsi la Sardegna in bici – per fare rifornimento d’acqua. Di fontanelle, in tante zone, non ce n’è per chilometri…». Il piano di viaggio era stato pianificato, ma solo sino a un certo punto. «Avevo in testa i luoghi dove dormire, ma avrei deciso anche in base al meteo o all’improvvisa voglia di visitare nuovi luoghi».
Caldo, selfie e scorci
Il via è da Olbia, appena sceso dal traghetto, in senso antiorario.
«Nella prima tappa, fino a Santa Teresa di Gallura, volevo ripercorrere le strade già testate nel 2010 e 2011, quando facevo lì la preparazione con la Liquigas. Sin dall’inizio mi sono preso i miei tempi per mangiare (possibilmente sul mare) o fare selfie». Morale: la prima tappa finisce per essere la più breve, anche perché il giorno successivo ci sarebbero stati invece i 180 km per arrivare a Bosa. «Scorci bellissimi, come quasi in ogni momento trascorso su quest’isola. Dopo la partenza abbiamo puntato su Vignola Mare. Anziché percorrere le strade della costa, ho cercato di scegliere quelle nel primo entroterra in modo da godermi un panorama più ampio. Faceva caldo e iniziavano le salite, ma non è che si soffocasse o mi toccasse lo Stelvio (al massimo ho trovato pendenze dell’8%)… La deviazione l’ho scelta per scoprire il Lago del Temo, vicino a Rocca Doria».
Dune spettacolari
Terzo giorno: da Bosa a Guspini, in piena Sardegna occidentale. «Sul tragitto non volevo mancare i passaggi a Cuglieri, S’Archittu. E a Putzu Idu, dove abbiamo pranzato vista mare. Chiringuiti, kitesurfer: un po’ ci è sembrato di essere in California. In più, a Santu Lussurgiu, uno dei tanti sardi splendidi conosciuti: Vittorio Mura, quarta generazione di artigiani della coltelleria». Il giorno dopo, momento clou lo spettacolo delle dune di Piscinas. «Per raggiungerle e attraversarle, bisogna affrontare lo sterrato per un paio di chilometri, ma ne vale davvero la pena. Saranno alte fino a cento metri, non so dove si possa godere uno spettacolo analogo. Da lì ci siamo diretti verso Sant’Antioco per il pranzo». Nella quinta tappa, evitata Cagliari, il percorso verso Villaputzu si allunga per la gita a Villasimius. «Paesaggi mozzafiato: mare cristallino, strade su coste a strapiombo sul mare, calette facili da scoprire. Ebbene sì, lo ammetto: ho fatto il bagno. E non è stato neanche l’unico della settimana!». E alla sera l’abbraccio del Marongiu, l’agriturismo di Villaputzu. Tra i prodotti della casa: marmellate, porceddu, formaggi…».
Orgosolo Politik
Penultimo giorno: oltre alla natura, è il giorno della politica. «A Orgosolo un cortese tabaccaio mi ha spiegato l’origine di molti dei 400 murales che punteggiano il paese: nel 1969 lì si svolse la rivolta pacifica di Pratobello di pastori e studenti contro le esercitazioni militari che avrebbero costretto all’abbandono delle terre. Tra i tanti murales non potrò dimenticare “No ai proiettili, sì al letame”». In piena Barbagia il gruppo s’imbatte anche nell’unico temporalone della settimana. «Nubi nerissime, contesto selvaggio, sembrava una landa desolata di quelle che si vedono nei film americani».
Tutt’altro proscenio per l’ultimo giorno. «Obiettivo la costa est, nella zona di Orosei, Capo Cornino e Cala Liberotto. L’idea iniziale di tornare in bici a Olbia… è naufragata di fronte all’idea di pranzare sulla spiaggia a Sas Linnas Siccas. Tutti insieme. Ce lo siamo meritati, 800 km per questa volta possono bastare…».
A) PERCORSO DIFFICILE Santa Teresa / Bosa
Al ciclista (di buon livello, non un professionista per forza, eh) consiglio la Santa Teresa di Gallura-Bosa. Passando da Vignola Mare, Tempio Pausania e poi Rocca Doria, sono circa 180 km. Fatica vera ma, in cambio, belle salite e paesaggi “top”. Io ho impiegato 6 ore, ma il cronometro è stato (e deve essere) l’ultimo dei problemi. L’altra tappa tosta è la Villaputzu-Orgosolo (120 km): pendenze vere.
B) PERCORSO MEDIO Guspini / Pula
Oltre 160 km in un giorno possono spaventare il ciclista medio, ma qui si tratta di una tappa pianeggiante e perciò assolutamente fattibile da chi esce in bici con discreta regolarità. Volendo, si può ridurre di molto il tragitto evitando la deviazione a Sant’Antioco. Qui come altrove in Sardegna, bisogna sperare nel vento: se spira da sud o da est può essere un problema.
C) PERCORSO FACILE Cagliari / Villasimius
Prima dei saliscendi o delle salite, il neofita può iniziare a far girare le gambe nel tratto che, dopo Cagliari, porta a Villasimius (dove potete mangiare vista mare al S’Amada). Si tratta di una quarantina di km che noi abbiamo percorso durante la tappa da Pula a Villaputzu. Volendo aggiungere 10 km, andate fino a Cala Sinzias: pendenze non ce ne sono.