Soccorsi in montagna

In tempi in cui la stampa si occupa solo di tragedie o di polemiche, è il momento di dare spessore alla storia della nostra passione, forse una giustificazione: il giornalismo si lamenta di non avere strumenti? Eccone uno, e corposo. Oggi un po’ datato, perché parliamo di 19 anni fa. Ma dallo smalto e dalla carica intatti.

Presentazione del libro Soccorsi in montagna – 50 anni, 1954-2004, di Roberto e Matteo Serafin, Ferrari Edizioni

E’ un’opera che ricostruisce con dovizia di documentazione e immagini l’encomiabile attività del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, una delle più complesse e perfette organizzazioni al mondo per la gestione dell’emergenza in ambiente impervio. Il libro, scritto in occasione del cinquantesimo anniversario dalla fondazione, offre un quadro completo dell’organizzazione e ripercorre gli episodi salienti di soccorso in montagna fin dai tempi remoti, raccontando oltre cento missioni di soccorso, con i più straordinari salvataggi sulle più belle cime delle Alpi e degli Appennini, ma anche sui giganti dell’Himalaya.

Gli autori
Roberto Serafin, giornalista professionista dal 1964, è nato a Roma nel 1939 ma ha sempre esercitato la professione a Milano nelle redazioni di quotidiani e periodici. Dal 1987 per parecchi anni ha curato su incarico del Club Alpino Italiano le pagine del notiziario Lo Scarpone.

È autore di due manuali sullo sci e di un libro dedicato ai ragazzi, Montagna primo amore. Con il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” ha collaborato nel ’98 all’allestimento della rassegna Picchi, piccozze e altezze reali e nel 2002 all’organizzazione del convegno Un giornalismo irripetibile?. Dal 1992 fa parte del comitato esecutivo della Targa d’argento della solidarietà alpina che si assegna ogni anno a Pinzolo (Trento). Per la Regione Lombardia e il comitato Ev-K2-CNR e con il patrocinio del Club Alpino Italiano ha curato nel 1999 a Milano la mostra Alpi, spazi e memorie sulla storia dell’alpinismo e il relativo catalogo.

Nel 2001 è stato tra i fondatori nonché primo presidente del gruppo di specializzazione dei Giornalisti della Montagna (Agim) sotto l’egida della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Nel 2002 ha scritto con il figlio Matteo il libro Scarpone e moschetto (CDA&VIVALDA Editore), una ricerca sull’alpinismo ai tempi delle camicie nere.

La passione per l’alpinismo si è concretizzata in alcune classiche vie di roccia e di ghiaccio percorse, soprattutto sulle Alpi centrali, con la guida alpina Graziano Bianchi. Ha “nelle gambe” e nel cuore alcuni notevoli trekking in Himalaya tra cui l’Annapurna Trail e le più titolate maratone in sci europee tra cui la Marcialonga, la Vasaloppet, la Finlandia Hiito, la Transjurassienne, l’Engadin Skimarathon, la Dolomitenlauf.

Oggi cura con grande dedizione e accuratezza il notiziario web MountCity-Vivere la montagna tra zero e Ottomila, sito consociato a Sherpa, tramite il quale ogni giorno siamo informati dei più svariati fatti di cronaca della montagna con articoli sempre concisamente esaustivi.

Matteo Serafin, nato a Milano nel 1972, laureato all’Università di Bologna in Storia orientale, scrive per i periodici Diario, Meridiani Montagne, Focus e per la stampa sociale del Club Alpino Italiano.

Ha tenuto corsi di Storia orientale, Storia del colonialismo, Storia della globalizzazione, e ha coordinato un Laboratorio di giornalismo nelle scuole superiori nell’ambito di operatività dell’Associazione culturale “Altrimenti” per la ricerca didattica e l’insegnamento della storia contemporanea .

Appassionato di montagna, ha effettuato trekking nelle regioni himalayane e raid invernali con gli sci sulle Alpi.

Interessato alle problematiche dell’accompagnamento solidale in montagna, ha organizzato a Pinzolo (Trento) il primo Convegno nazionale sull’argomento.

Di quell’esperienza maturata nel 1999 accanto a guide alpine, sociologi, rappresentanti di comunità per giovani tossicodipendenti e vittime del disagio sociale, ha fatto tesoro nella stesura del libro oggi premiato.

Questo premio prestigioso si aggiunge a un altro riconoscimento, il Cardo d’Oro (Premio Itas 2002) assegnato a Trento al volume da lui curato Capocordata, antologia di scritti dell’alpinista Riccardo Cassin con la prefazione di Fosco Maraini.

In tandem con il padre Roberto, suo “compagno di penna” anche nel volume sulla storia del soccorso alpino, è infine l’autore di Scarpone e moschetto, un’originale ricerca sul culto militaresco e goliardico della montagna nell’Italia delle camicie nere dato alle stampe nel 2002 dal Centro Documentazione Alpina nella collana “Tascabili” diretta da Mirella Tenderini.

Presentazione
Il volume Soccorsi in montagna ricostruisce l’attività spesso romanzesca dei pionieri del soccorso alpino e documenta l’evoluzione in oltre mezzo secolo del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, una delle più complesse e perfette organizzazioni al mondo per la gestione dell’emergenza in ambiente impervio. Vengono analizzate oltre cento missioni di soccorso sulle più belle cime delle Alpi e degli Appennini, ma anche sui giganti dell’Himalaya. E i più straordinari salvataggi sono raccontati da alpinisti illustri, tecnici del CNSAS, guide alpine, medici e piloti di elicottero.

Un capitolo è dedicato all’epopea dei soccorsi in grotta nell’era delle esplorazioni a grande profondità e il dovuto rilievo viene dato alla presenza dei tecnici del CNSAS nelle emergenze di protezione civile (frane, alluvioni, terremoti) dove questi volontari sono sempre tra i primi a portare aiuto.

Ampio è il corredo iconografico con oltre duecento immagini che illustrano le più moderne tecniche di soccorso. Completano il volume un quadro complessivo dell’organizzazione del CNSAS sul territorio nazionale, regione per regione, e un’accurata cronologia che ripercorre gli episodi salienti di soccorso in montagna fin dai tempi più remoti. In sintesi, oltre 63.000 sono gli interventi che dal ’54 a oggi hanno visto in azione i volontari del CNSAS-Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico istituito come sezione speciale (oggi struttura operativa) del Club Alpino Italiano nel 1954, negli anni eroici del dopoguerra, quando le squadre del soccorso dovevano affrontare lunghissimi avvicinamenti di notte, magari sotto la tormenta. Un’evenienza che tuttavia non è da escludere anche oggi, nell’epoca dei telefoni cellulari, dal momento che le ultramoderne eliambulanze non possono volare nell’oscurità e con il brutto tempo.

In veste di soccorritori o di “fruitori” del soccorso alpino portano le loro testimonianze personaggi ben noti negli annali dell’alpinismo come Erich Abram, Spiro Dalla Porta Xydias, Kurt Diemberger, Andrea Gobetti, Cesare Maestri, Nives Meroi, Franco Perlotto, Alberto Re, Corradino Rabbi, Ermanno Salvaterra, Otto Senoner, Harvé Tranchero, Cosimo Zappelli e diversi altri tra cui numerose guide alpine.

Il libro è stato presentato l’11 febbraio 2004 a Montecitorio, alla presenza del Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, durante una cerimonia dedicata all’apertura delle celebrazioni per il 50° anniversario della fondazione del CNSAS.

Gli uomini del soccorso alpino sono sempre pronti alle chiamate e intervengono con immediatezza”, scrive nella presentazione Mario Rigoni Stern, “senza chiedersi la gravità o meno dell’intervento o chi chiama, o se è giorno o notte; vanno in soccorso lasciando il lavoro o il letto; vanno con le loro attrezzature pieni di forza e di speranza. Non si aspettano retribuzioni, solamente un grazie e un bicchiere di vino. Non allarmiamoli per cose da poco”. Un auspicio, quello del celebre scrittore di Asiago, che è anche di tutti gli oltre 7.000 volontari del CNSAS: perché, anche nell’era dei telefoni cellulari e dei soccorsi rapidi, ogni missione ha un costo sociale non indifferente e c’è qualcuno che rischia la vita.

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1 Comments

  1. says: Marcello Cominetti

    Senza nulla togliere ai singoli soccorritori, sono sempre stato dell’idea che in un paese civile il soccorso in montagna dovrebbe essere fatto dai corpi militari come accade in Svizzera e in Francia.
    In Italia ci sono sovrapposizioni, campanilismi valligiani e politici, sprechi e mangiatoie, esaltati, che non fanno onore a nessuno, anzi.
    Lo ripeto, tanto di cappello per chi ci crede (ci sono passato anch’io) e si dedica al soccorso volontario, ma il CNSAS com’è oggi, non dovrebbe esistere.
    Il soccorso in montagna, così come in mare e sulle strade dovrebbe farlo lo Stato attraverso le sue emanazioni militari e non un corpo affiliato a un’associazione dilettantistica.

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