Sabato 15 luglio 2023, a Boschettiera nel Vallone di Forzo, avremo modo di ascoltare le belle parole dell’attore e scrittore Giuseppe Cederna, figlio dello scrittore e politico Antonio Cederna e nipote della scrittrice e giornalista Camilla Cederna. Ma già l’11 giugno 2023 un nutrito numero di sostenitori dell’idea della Montagna Sacra era risalito a Boschettiera per sottolineare la forza di quest’idea.
Verso la Montagna Sacra
di Guido Dalla Casa
La mia prima montagna è stata il Monte Muffetto, a quota 2060, in Val Trompia, provincia di Brescia. Era l’estate del 1945, poco prima del mio compleanno n. 9.
La montagna mi era piaciuta subito: c’erano le pecore, i prati, gli alberi, le nuvole, il vento… e qualcosa che parlava al mio cuore. Lassù mi sentivo immerso in quanto mi stava attorno, partecipavo al Complesso dei Viventi.
Da allora ho sempre passato in montagna una parte dell’estate, prima in Dolomiti, poi sulle Alpi Occidentali, sempre con mia moglie Elvira, e spesso con figlio e figlia, ancora bambini.
Spinto inconsciamente dall’ambiente familiare e dalla società stessa, mi iscrissi a Ingegneria. Per l’ENEL ho cambiato città 4 volte, 20 anni in Piemonte, 20 anni in Lombardia. Ma ho sempre sentito che mi mancava qualcosa, la mia vera passione erano le Scienze Naturali, non solo studiate… ma anche vissute, almeno un po’. La chiamata verso le cime e le valli non è mai venuta meno.
All’inizio degli anni 70, che oggi mi diverto a considerare “L’Ultima Chiamata”, ho contribuito a fondare la Sezione Piemonte del WWF, allora una delle poche Associazioni di protezione della Natura, ancora nascenti. Ma cominciavo a sentire una silenziosa chiamata verso l’Ecologia Profonda, verso l’Anima del Mondo.
Negli anni ‘80 ho conosciuto un villaggio, abitato tutto l’anno, dove non arriva la strada: è San Gottardo di Rimella, in alta Val Mastallone, affluente del Sesia: non l’ho più lasciato, pur frequentando anche molte altre valli e montagne.
Sono passati ancora tanti anni, forse troppo veloci, ed ecco che è arrivata, inattesa, la proposta dell’amico Toni Farina per una Montagna Sacra, da lui scelta molto bene: il Monveso di Forzo, in testa alla Val Soana e, dalla parte valdostana, in fondo alla Valeille.
La proposta mi è subito piaciuta molto: sapevo di altre montagne sacre nel mondo, in particolare c’è il Kailash, in Tibet, che comunque è legato ad alcune religioni. Il Monveso invece sarà una Montagna Sacra simbolica, a testimoniare che la Montagna, anzi tutta la Terra, sono sacre perché hanno un valore “in sé” e non in funzione umana. Ci ricorderà che non c’è niente da “conquistare”, niente da “vincere”, siamo solo dei piccoli componenti della Natura, che dobbiamo rispettare come Entità più grande. Quindi rinunciamo volontariamente a salire su quella montagna.

Così, a poco a poco, ho conosciuto le amiche e gli amici “della Montagna Sacra”, prima a distanza, poi a Torino il 26 novembre 2022 e domenica scorsa, 11 giugno 2023, nel risalire il Vallone di Forzo, in Val Soana, che ho rivisto con grande piacere dopo 50 anni, fino a Boschettiera, quasi in fondo alla Valle, dove ho potuto apprezzare anche la squisita gentilezza e ospitalità degli abitanti locali. Siamo saliti in 70: abbiamo trovato il sole in salita, la pioggia in discesa. Così abbiamo camminato con tempo diverso, la montagna è anche pioggia, e i torrenti si sono ingrossati. E’ andata bene così: abbiamo provato e vissuto tanto in quattro ore, tutte nella Natura alpina, solo con i rumori dell’acqua dei torrenti e le voci della montagna. I nuovi amici mi hanno anche fatto tornare giovane, almeno un po’, per gli ideali che abbiamo in comune e… per l’aiuto che mi hanno dato nel camminare: ne avevo bisogno, soprattutto in discesa, sotto la pioggia e con tanta acqua e un po’ di fango sul sentiero. Qualcuno è “cittadino”, qualcuno è “di montagna”, ma mi ha fatto piacere vedere tanta comunità di pensiero e di intenti. Quindi non sono “solo”… e mi viene anche il simpatico sospetto che siamo di più di quelli/e che crediamo.
Se riconosciamo lo spirito dell’albero e l’anima del bosco non li abbatteremo più, perché non si tratta di “legname”, ma di esseri senzienti. Non butteremo più rifiuti nelle acque spumeggianti del torrente, e forse ce ne ricorderemo anche in pianura.
Adesso per noi e tanti altri il Monveso è una Montagna Sacra: ci ricorderà che dobbiamo abbandonare la visione del mondo che mette l’uomo al centro per arrivare ad una visione ben diversa, che mette al centro tutta la Natura e quindi comporta l’accettazione dell’Etica della Terra.
Grande Guido