Viaggio alle Isole Faroe

Una terra lontana da ogni confine, lontana da tutto, ma non per questo arretrata. Un viaggio da Tórshavn a Mykines, nel cuore dell’Atlantico, alla scoperta delle Isole Faroe, dove il tempo è scandito dagli elementi e dalle scosse buone del welfare nordico.

Viaggio alle Isole Faroe
(itinerario alla scoperta dell’arcipelago verde)
di Silvia Ugolotti
(pubblicato su corriere.it il 16 agosto 2021)

Fiordi stretti, mille chilometri di costa nera e vulcanica che dall’Atlantico sale brusca verso il cielo: al 62° parallelo Nord, l’arcipelago delle Faroe, a metà acqua tra Norvegia e Islanda, è una macchia verde circondata da un oceano blu come la notte. “Sono cerimonie della pietra, sono riti marini, esorcismi del vento e delle nubi… gotiche cattedrali”, scrisse Giorgio Manganelli di queste isole, approdandovi nel 1983 come inviato del Corriere della SeraTerre autonome del Regno di Danimarca, sono una nazione cresciuta ai margini della storia, un segreto ben custodito da poco più di 50 mila persone, 80 mila pecore (Føroyar, in faroese, significa “isole delle pecore”) e da milioni di uccelli che ogni anno vi atterranno per riprodursi.

Come ci si muove nelle Isole Faroe
Collegate da gallerie sottomarine, ponti e traghetti, le Faroe più lontane si raggiungono solo con l’elicottero. Remote, però, non significa arretrate. Su queste 18 terre lontane da ogni confine, il tempo è scandito dagli elementi, dalle scosse buone del welfare nordico (il Pil è quasi triplicato tra il 1999 e il 2019) e dagli impulsi di design e alta ingegneria. È stata inaugurata in primavera la prima rotatoria sottomarina al mondo. Si trova nel tunnel, lungo quasi quattro volte lo stretto di Messina, che collega Eysturoy a Streymoy, le isole più popolose, in 16 minuti. 

A 180 metri sott’acqua, a forma di medusa, rischiarata da luci verdi e azzurre e con un’opera dello scultore locale Tróndur Patursson, la rotatoria è già diventata un’attrazione. 

Lo spettacolo della cascata di Múlafossur, presso Gásaladur, sull’isola di Vágar, con un salto di 70 metri.

Faroe, isole felici
La strada verso il futuro è dritta e senza curve per le Faroe, grazie anche a ottime reti di trasportiuna sanità impeccabile e buone scuole. Che sia una stanza con un solo maestro per un paio di bambini, come capita su alcune isole minori, oppure un capolavoro come il Glasir Education Center della capitale Tórshavndisegnato dallo studio danese Bjarke Ingels, l’educazione è garantita a tutti.

Nessun problema di spopolamento e fuga di cervelli qui. Finito il ciclo di istruzione obbligatoria, i giovani vanno all’estero per approfondire studi e fare nuove esperienze. La maggior parte delle volte, però, tornano al punto di partenza. Come i salmoni.

Tórshavn

Le escursioni nella natura
“Mentre l’abbandono delle zone rurali cresce in tutto il mondo, i faroesi sembrano aver interrotto la tendenza. La popolazione è aumentata di quasi cinquemila unità in una manciata di anni”, spiega Jóhannus Hansen, giovane proprietario di Reika Adventures. “Merito delle risorse che il governo mette in campo. E soprattutto della nostra natura”. Appassionato di sport e vita all’aperto, Hansen organizza avventure fra terra e mare per ogni grado di preparazione. “Sull’isola di Vágar i sentieri verso il villaggio di Gásadalur e la cascata di Múlafossur offrono gli scenari più fotografati dell’arcipelago”, spiega. “Uno in particolare, il sentiero del postino, va fatto almeno una volta nella vita, purché preparati e con una guida”. 

Cosa vedere alle isole Faroe: Vágar
Gásadalur, arroccato sulla scogliera, è rimasto isolato fino al 2004, quando è stato scavato un tunnel nella montagna. In passato l’unico modo per raggiungerlo era il lungo sterrato intorno al massiccio. Il portalettere lo percorreva tre volte a settimana partendo da Bøur. Lo stesso percorso era utilizzato anche quando qualcuno moriva: la bara doveva essere trasportata a spalla fino a Bøur per il funerale e per la sepoltura. 

Su Vágar c’è almeno un altro luogo-icona: Sørvágsvatn, il lago sospeso che, per un’illusione ottica, sembra protendersi sull’oceano come a mezz’aria. Per avvicinarlo ci sono due percorsi di trekking: uno a metà costa e l’altro, più semplice, lungo le sue rive. Poi, facendo attenzione a non scivolare, si arriva alla scogliera di Trælanípa, dove la vista si spalanca sul mare.

Fare surf alle isole Faroe
Attenzione è la parola da tenere a mente anche quando si fa surf. Lo sa bene Katrin Baerentsen, che insieme a Tóri Christiansen e ad Andras Vágsheyg ha fondato a Tórshavn Faroe Islands Surf Guide per accompagnare i turisti negli spot migliori.

Dopo aver viaggiato in lungo e in largo cercando l’onda perfetta, anche lei è rientrata alla base. “Andarsene mi ha fatto capire che non c’è posto migliore dove vivere”, racconta ‘Kat’. “Il surf è meraviglioso e selvaggio qui. Ci sono l’oceano, le onde, le tempeste. Gli elementi sono imprevedibili, ecco perché è importante praticarlo con degli esperti. Fatto nel modo giusto, però, qui questo sport diventa una sorta di meditazione: il tempo si ferma”. 

I villaggi più suggestivi
La stessa impressione si ha attraversando i villaggi delle isole, persi nel silenzio tra prati e scogliere. Il fiordo di Gjógv sull’isola di Eysturoy, per esempio, con il porticciolo stretto, il pesce a essiccare fuori dalle case in legno, una quotidianità fatta di gesti antichi.

Saksun, sull’isola di Streymoy, dove abita una sola famiglia, con gli antichi tetti verdi di muschio e lo specchio d’acqua color acciaio sempre immobile. Un mondo parallelo e sospeso.

Isole Faroe, cosa vedere e fare a Tórshavn
La stessa Tórshavn, tra le più piccole capitali al mondo, tutta ordine e nitidezza, conta più pedoni che auto, un porto colorato affollato di pescherecci e gabbiani e il quartiere di Tinganes, dove si trova anche l’antichissimo parlamento delle Faroe, con le case di legno dipinte di rosso e i tetti coperti di erba.

Nel “Porto di Thor”, lo stile di vita è un compromesso tra riservatezza e convivialità: “La vita alle Faroe è più intensa”, dice Kristian Blak, proprietario di Tutl (“sussurro”), negozio di dischi ed etichetta discografica di Tórshavn. “E poi, l’altro è la nostra forza. Ci si aiuta, si cena e si canta insieme”.

Direttore artistico di Summartónar, festival estivo della musica d’autore (Fb: summartónar) con concerti programmati per tutta la stagione, aggiunge: “La musica qui è importante. È divertimento, condivisione. In città abbiamo un conservatorio e un’orchestra sinfonica permanenti, sono stati aperti studi di registrazione e sono nate rockstar come Eivør e Teitur. Si suona seguendo un unico spirito, quello della creatività e dell’appartenenza”.

Il G! Fest, a metà luglio nel villaggio di Gøta, a Eysturoy, unisce il sound locale – dal metal vichingo all’alternative pop – e quello internazionale. E nel nome delle esperienze like a local, agli Heimablídni, cene tipiche in case private, si affiancano spesso i concerti in salotto. 

“Gli Heimablídni – che tradotto significa ‘ospitalità a casa’ – hanno un doppio valore: far vivere le nostre tradizioni e insieme preservarle”, spiega Anna Rubeksen che, con il marito Óli, apre la propria cucina ai viaggiatori curiosi. “Ci scambiamo valori e saperi. E insegniamo ad apprezzare il nostro piatto preferito che spesso fa fuggire i nasi più permalosi”, sorride. “La pecora fermentata è buonissima, anche se l’odore che l’accompagna è davvero forte”. 

Cosa mangiare
Si vive bene nell’arcipelago felice. Altrettanto bene si mangia. La nuova generazione di chef faroesi si ispira alla new nordic cuisine.

Poul Andrias Ziska, poco più di 30 anni, è già una star. Imparata la lezione dai maestri del Nord, oggi segue il proprio istinto, nell’impeccabile cucina a vista di Koks, il bistellato più remoto al mondo, in una vecchia casa a nord di Tórshavn, e inventa capolavori di pesce e crostacei sempre freschi, alghe ed erbe.

Ingredienti puri, che Ziska rispetta e riverisce: “Ho fatto esperienza nei migliori ristoranti in Europa e non solo”, racconta. “Appena mi si è presentata l’occasione sono rientrato: non c’è posto migliore dove vivere e sperimentare. Se nevica, mettiamo neve nel piatto. E per presentare le portate usiamo acqua di mare, legno e pietre levigate dall’oceano. La natura è sempre presente alle Faroe. Difficile staccarsene. Per questo, forse, lontani ci sentiamo in esilio. Non ci sono molti teatri, cinema, occasioni glamour da queste parti, ma abbiamo una bellezza che in pochi conoscono davvero. Mai stati a Mykines?”. 

Isole Faroe, cosa vedere: Mykines
Mykines è una minuscola isola scolpita dall’Atlantico. Uno scoglio appena prima del nulla. Ci vivono meno di trenta persone. Ci sono una chiesa, il Kristianshus caffè per una bevanda calda, e una scuola per i pochi bambini. Intorno, solo un faro bianco, prati di velluto e scogliere che precipitano nell’oceano dove nidificano i pulcinella di mare.

“Siamo sulle rotte migratorie del Nord Atlantico, è casa loro”, dice Harald Joensen, storica guida dell’isola. “Qui piove quasi tutti i giorni. Acqua a spruzzi sottili o cascate torrenziali, dritta dall’alto o spintonata dal vento, senza ombrello che ripari. Anche il vento soffia forte: porta nuvoloni scuri e tempesta. Ma quando la bufera si placa, non esiste cielo più bello”. Questione di latitudini e correnti.

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