Una Montagna Sacra nel Gran Paradiso
di Toni Farina (per il Comitato promotore)
(pubblicato su Montagnes Valdôtaines n.1-2022, gennaio 2022)
Non si tratta più di una novità. La proposta di “istituire” nel territorio del primo parco nazionale italiano una montagna da escludere dalla frequentazione umana ha avuto in questi mesi una diffusa eco su molti media, locali e non solo. Il termine “istituire” non è in realtà adatto, perché la proposta ha ben poco di “istituzionale”, ma si basa su un principio di libera condivisione. Idea quindi diversa dalla creazione di una riserva naturale integrale, che è invece codificata e finalizzata alla tutela di una specifica area o habitat. Una proposta di taglio essenzialmente culturale, coerente con le finalità di un’area naturale protetta. Soprattutto di un’area protetta importante come il Gran Paradiso che nel 2022 festeggia insieme al Parco nazionale d’Abruzzo 100 anni di vita.

Il secolo raggiunto dal primo parco italiano dovrà essere occasione di riflessioni sul futuro, sul secolo a venire. Un’opportunità da cogliere per lasciare un messaggio forte, potente, come quello lanciato cento anni fa con la sua istituzione, che ha salvato dall’estinzione lo stambecco, simbolo stesso del parco. Una “rifondazione” su basi aggiornate a questi tempi di forte emergenza ambientale. E l’individuazione di una montagna sacra in senso laico, per tutte le genti e tutte le fedi, sulla cui sommità la sacralità si manifesta con l’astensione e non con la presenza, è una scelta per molti aspetti necessaria. Anche per questo fatico a trovare le parole adatte a spiegare come mai l’Ente di gestione del parco, il presidente ed i componenti del consiglio direttivo (con l’eccezione dello scrivente), non abbiano aderito alla proposta. Non l’hanno (finora) fatta propria, inserendola come elemento qualificante nel ricco programma di eventi del centenario. Se il diniego poteva essere comprensibile alla prima presentazione dell’idea in una riunione del consiglio (un anno e mezzo fa), è molto meno comprensibile oggi, dopo che l’idea iniziale è diventata un progetto organico, illustrato in un apposito spazio web. Sulla pagina è spiegata la scelta del termine “sacro”, ragionata e avvalorata da autorevoli pareri, fra i quali quello di Annibale Salsa, illustre antropologo e past-president del Club Alpino Italiano. Ma soprattutto è ben evidenziato come non si preveda alcun divieto, peraltro non possibile e controproducente, ma solo la libera, consapevole e personale accettazione di un principio: il principio di Limite. E forse è proprio questa, più che la sacralità, la vera ragione delle perplessità (e contrarietà) suscitate anche nel mondo dell’alpinismo. Perché in questo la proposta è davvero “sovversiva”, in quanto sovverte modi di essere e di pensare, e soprattutto di porsi nei confronti della Natura, della comunità degli altri esseri viventi che (ancora) popolano il Pianeta. Una comunità nei confronti della quale la specie Homo sapiens dovrebbe oggi, anno 2021 nell’era denominata non per nulla Antropocene – e possiamo aggiungere sotto-era del Covid – maturare atteggiamenti di forte responsabilità. Che significa appunto porre dei limiti al proprio agire, alla propria invasività, per lasciare spazi esclusivi agli “altri” viventi. Un limite all’idea di conquista fisica, per far prevalere contemplazione e riflessioni interiori. Ed è proprio la necessità di creare un forte simbolo di limite la ragione profonda della proposta e l’ambiente “montagna”, la cima di una montagna, luogo di «inutile conquista» (Lionel Terray), si rivela a tal fine davvero perfetta. Detta montagna è stata individuata: il Monveso di Forzo. Anche questa scelta è stata ponderata, scaturita dall’analisi del territorio. Essa si trova sul crinale divisorio fra Piemonte e Valle d’Aosta (le due regioni interessate dal parco), tra la Val Soana – dove caratterizza fortemente il Vallone di Forzo, tra i più integri dell’area protetta – e la Valeille di Cogne. Una bella cima, di forma piramidale e considerevole altezza (3322 m), poco salita e, soprattutto, ben individuabile dalla pianura canavesana, a Nord di Torino. L’ente gestore del parco ha vincolato l’eventuale adesione al progetto a una preliminare e formale adesione da parte degli 11 comuni componenti la comunità dell’area protetta, in primis da parte dei due comuni sul cui territorio si trova il Monveso: Cogne e Ronco Canavese. Un atteggiamento forse comprensibile, ma allo stesso tempo una rinuncia a svolgere il proprio ruolo istituzionale di guida ed indirizzo. Tuttavia, nella convinzione che l’adesione locale sia un aspetto molto importante (forse non determinante), il comitato promotore del progetto ha avviato un confronto con i due comuni che continuerà nel 2022.
In un incontro pubblico presso la locanda di Forzo, organizzato dal Sindaco di Ronco Lorenzo Giacomino, si è evidenziato come soprattutto per la Val Soana (la valle fantastica del Gran Paradiso, come recita un promo ufficiale) il progetto potrebbe costituire un importante fattore di richiamo per un turismo qualificato. E potrebbe aprire la via ad attività ed eventi legati all’ambito sacralità e natura. Basti pensare ad un percorso tematico che partendo dalla pianura salga a valicare il Colle di Bardoney, ripristinando la storica mulattiera di collegamento con Cogne, oggi in condizioni alquanto precarie. In questo la scelta del Monveso-montagna sacra è davvero perfetta, perché, come afferma Luciano Heidempergher (ex guardaparco e abitante di Forzo): «Tutta la Valle di Forzo è sacra». Ma l’adesione al progetto non sarebbe meno qualificante per Cogne, la turistica Cogne, dove il Monveso è una cima più marginale (vista la concorrenza), ma dove la necessità di riorientare il notevole afflusso turistico delle ultime estati è ben evidente.
Il Progetto Una Montagna Sacra per il centenario del Parco nazionale Gran Paradiso ha già raccolto molte autorevoli adesioni, fra le quali il Consiglio Centrale del Club Alpino Italiano. Su un’apposita sezione messa a disposizione dall’alpinista Alessandro Gogna nel suo portale www.sherpa-gate.com si può leggere il documento progettuale completo, integrato dai nomi dei componenti il comitato promotore e dall’elenco degli aderenti, aggiornato in modo periodico. Le adesioni proseguono: sulla pagina web è presente un apposito e semplice modulo. Il Comitato prevede una presentazione ufficiale al Museo della Montagna di Torino durante la primavera 2022.