La via normale all’Agner non esiste più

di Luca Bridda
(pubblicato su abcDOLOMITI in data 29 agosto 2016)

Sabato ho salito l’Agner e ho avuto a che fare con il concetto stesso di “banalizzazione della montagna”: la via normale, dal bivacco in su, è quasi ininterrottamente ferrata; non c’è posto per le difficoltà naturali che oppone il monte, tutto è reso sicuro, a prova di bomba, chiarissimo, ma in fin dei conti uguale a qualunque altro percorso con cavo metallico su una qualsiasi altra cima delle Dolomiti. Ho forse intuito cenge esposte ma mai orride, ho forse intuito passaggetti di primo grado divertenti, aggiramenti intelligenti, ma non ne sono sicuro… di sicuro c’era solo un lungo cavo metallico la cui presenza era impossibile da non notare/usare. La via normale all’Agner non esiste più.

Viviamo costantemente in un mondo antropizzato, tra cemento e acciaio, e ci tocca ritrovarcelo anche sulla vetta del Gigante di Pietra. Non voglio fare il melodrammatico, so che l’alpinismo vero ha mille spazi liberi dove poter crescere e prosperare, anche nelle famose e affollate Dolomiti: se sabato – ad esempio – avessi salito la dirimpettaia Torre Armena non avrei trovato cavi. Ciò non toglie che chi continua a banalizzare le vie normali con infrastrutture metalliche in nome della sicurezza dovrebbe essere fermato, perchè non ha davvero capito nulla. Le montagne in sé sono solo sassi, ma sono lo specchio di ciò che siamo noi, e in giro vedo tanta ignoranza, superficialità, ambizione, interesse economico, quindi è probabile che tra 10 anni qualche benintenzionato attrezzerà anche a valle del bivacco e persino giusto prima della cima… Non c’è da esser ottimisti.

Vetta dell’Agner. Foto: Luca Bridda.

Vorrei che i cavi metallici non invadessero sempre di più le vie normali, vorrei che i piantatori seriali di spit non inquinassero le vie classiche, vorrei che non si tracciassero altre vie ferrate perché quelle che ci sono bastano.

Non sono pregiudizialmente contrario alle ferrate, anche se in generale non amo percorrerle: le trovo semplicemente banali e ripetitive, ti scollegano dall’ambiente in cui sei, mettono tra te e il monte un’eccessiva presenza dell’elemento umano, antropico, artificiale. Le ferrate ti rubano la vetta (che non potrai dire di aver davvero salito con le tue sole forze), ti tolgono la soddisfazione, limitano la fantasia, sono puro artificio, funambolismo becero per spiriti un po’ poveri. Ma poiché non sono uno di quei talebani che le eliminerebbe tutte, vorrei solo che non se ne facessero delle altre e che da esse fossero lasciate libere le cime.

Soprattutto sono contrario alla banalizzazione delle vie normali con l’uso e l’abuso degli infissi metallici. Basta cavi messi qua e là per rendere più “sicura” la salita. Una salita in montagna deve essere sicura o insicura in base a ciò che il monte ci presenta e quello solo dobbiamo accettare. Se la riteniamo inadatta a noi, bene, possiamo RINUNCIARE. Ci sono così tante cime raggiungibili per sentiero, si vada su quelle! È così difficile?

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3 Comments

  1. says: Lorenzo Molinari

    Credo che l’unico motivo che induce a fare tali sentieri attrezzati non sia tanto la sicurezza, ma i poter richiamare un maggior numero di turisti e qunidi dare impilso all’econimia locale. Se non vi fossero cavi metallici a cui attaccarsi andrebbe molta meno gente…

    Per l’inverno si tagliano boschi s,’innalzano seggiovie e si inneva artificialmente, per l’estate si attrezzano i sentieri esposti e le vie normali. Così come in campagna si fanno piste ciclabili per richiamare ciclisti o lungo le sponde dei laghi si costruisono percorsi pedonali, anche dove non c’era prima la possibilità di passaggio.

    Diventerà tutto un parco pubblico come i giardini sotto casa.
    E che dire del sentiero per disabili in val di Mello?

    Homo oeconomicus!
    Avremo comunque sempre migliaia di possibil cose da fare di cui entusiasmarci senza deturpare ulteriormente l’ambinete naturale!

  2. says: Alberto Benassi

    E che dire del sentiero disabili in Val di Mello?

    Addio affascinante Val di mello, son contento di averti vissuto e respirato in altri tempi, quando ancora gli Oracoli di Ulisse, il Precipizi degli Asteroidi, la Luna Nascente evocavano miti e leggende. Adesso ti valorizzeranno e diventerai democraticamente fruibile a tutti come uno dei tanti luna park, uno dei tanti non luoghi, dove le orde turistiche da frittura da spiaggia potranno consumarti a loro piacimento.

  3. says: Luciano Regattin

    Calza a pennello anche per la Creta della Chianevate, seconda cima delle Alpi Carniche, la cui facile salita, qualche passo di I grado, è da alcuni anni completamente servita da un cavo metallico perfino dove si cammina senza alcuna difficoltà. Quel che è peggio è che è stata commissionata da una sezione CAI, in barba a quell’inutile ed inascoltato strumento che è il Bidecalogo. Eh ma prima di tutto la sicurezza!

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