Gary Hemming, una vita per più romanzi

Il nuovo libro di Enrico Camanni, Se non dovessi tornare. La vita bruciata di Gary Hemming alpinista fragile sonda e racconta in particolare gli ultimi anni della vita del tormentato eroe del Dru, quelli meno noti e dunque soggetti a interpretazione. Come in tutte le vite leggendarie è difficile distinguere la verità storica da ciò che commentatori e scrittori vi hanno aggiunto. Se si vuole indagare sulla verità storica di Iliade e Odissea, scavi e testimonianze non saranno mai all’altezza della grandiosità del mondo evocato dai due poemi, pur gettando qualche luce sull’origine del mito. Camanni con la sua penna leggera ma acuta ci porta nella tormentata psiche di Gary Hemming, dove inevitabilmente troviamo un po’ della sua e anche della nostra. Questo genere di ricerca non può che svolgersi in un ambiente mitico, dove film, foto e documenti sono solo mattoni di una grande costruzione che malamente risponde ad ogni esigenza di misura. Con queste premesse è inevitabile che talvolta, guardando il dito e non la luna, ci possano essere incomprensioni e piccole polemiche (la Redazione).

Gary Hemming, una vita da romanzo
di Roberto Serafin
(pubblicato su fattidimontagna.it il 23 marzo 2023)

Conciliare l’alpinismo con la vita privata, mettere le scalate estreme al passo con i sentimenti non è affare che accomuni tutti i grandi alpinisti. A maggior ragione se nel loro alpinismo si annida un seme di rivolta. È il caso di Gary Hemming (1934-1969), “figlio dei fiori” nell’America sconvolta dalla guerra in Vietnam e dalle rivolte infuocate dei cittadini di colore. 

A ben riflettere non è un caso se da più di mezzo secolo la romanzesca vita di Hemming continua ad attrarre gli scrittori. A dimostrarlo è la recentissima uscita del libro Se non dovessi tornare. La vita bruciata di Gary Hemming alpinista fragile (Strade Blu Mondadori, 285 pagine,19 euro) in cui Enrico Camanni offre il meglio di sé dopo alcune fruttuose incursioni nel genere noir.

Un amico fragile e generoso, dolce e maledetto, segreto come un frutto non colto”, viene definito Hemming da Camanni, sottolineando che già nel 1988 in un inserto di Alp sul Sessantotto dell’alpinismo si era tolto la soddisfazione di raccontare di questo americano “bello e rattoppato con i polpacci nudi e i pantaloni alla zuava”. Ebbene sì, era un bel tipo, anzi un tipaccio quel Gary che si era distinto a Chamonix nel burrascoso salvataggio sul Dru di due ragazzi tedeschi. Ed erano tempi in cui “andare in montagna” era sinonimo di ribellione. Tempi ai quali chi ha passato la sessantina guarda oggi con una sorta di nostalgia, vero Camanni?  Mentre, salvo errori, è difficile immaginare segni di rivolta nell’attuale alpinismo addomesticato, disperso in mille rivoli e specializzazioni, incapace di bucare gli schermi con vite e imprese al limite. 

Enrico Camanni

Il personaggio è talmente interessante che questo “biopic” su Hemming è stato preceduto sugli scaffali nel 1991 da un libro della collana dei Licheni  (Gary Hemming, una storia degli anni 60, CDA/Vivalda) con cui Mirella Tenderini aveva voluto alzare il sipario sui misteri di cui Hemming si era circondato. L’alpinista americano a un certo punto aveva deciso infatti di non parlare più ad alcuno delle sue salite né di scrivere relazioni. Quale miglior motivo per indagare sulle ragioni profonde (e sentimentali, a quanto pare) di questo comportamento?

Mi interessava l’uomo, più che l’alpinista, e volevo raccontare esattamente gli ultimi tre anni, quelli meno noti, o addirittura ignoti, gli anni del passaggio dalla fama all’autodistruzione”, precisa in ogni modo Camanni dopo aver lodato la preziosa opera della Tenderini. 

In entrambi i libri sono i rapporti umani di Hemming ad emergere insieme con il suo carisma di ribelle. Ma risulta chiaro che in Camanni si avverte fin dalla “vita bruciata” del titolo la tentazione di premere a fondo sul pedale del romanzesco. E molto teatrale, anche troppo, è la messa a fuoco dell’ultima notte di vita di Hemming a soli 35 anni sulle sponde di un lago. Desiderio di morte a parte, che cos’altro può averlo spinto al gesto estremo se non l’impossibilità di trovare un equilibrio duraturo nella vita? 

La prima edizione, in francese, 1991

Molti dubbi insoluti nella vita di Gary Hemming
In fondo è un destino quello di Hemming, che ha accomunato in quei tempi tanti giovani americani, come suggerisce Camanni, in anni di fantasia al potere e di speranze infrante. Quanto al talento alpinistico di Hemming i pareri risultano non del tutto chiariti. Innovatore Gary lo fu nel rapporto con l’ambiente. Ma il suo legame con le grandi stagioni di Yosemite risulta inesistente se non nella scelta ideologica di condividere gli “spartiti” dell’arrampicata “clean” con i pionieri della Golden Era come Royal Robbins, Warren Harding e Yvon Chouinard. 

E poi condividere o no con Camanni l’idea che a distrarre il fragile Gary sia stato il Maggio ‘68 e poi l’assassinio di Kennedy? Che abbiano fatto breccia nella sua innata sensibilità il dolore del mondo, il male e il marcio che si annidava alla Casa Bianca? Ed è il caso di ritenere, come fa l’autore, che sia stata la violenza del mondo a soffocare i suoi sogni, popolandoli di mostri senza volto? 

Forse però, se non sbaglio, è stata la cultura hippie a inseguire quei sogni creando una controcultura, allargando ed esplorando artificiosamente lo stato di coscienza con l’uso di stupefacenti, e anche con l’aiuto delle suggestioni della country music di affollati festival canori come “Nashville”, puntualmente descritto nel capolavoro del regista Robert Altman. 

Gary Hemming continuerà a far parlare (e scrivere) di sé
Non mi stupirei infine che una volta conclusa la lettura dell’appassionante libro di Camanni, la figura di Hemming si prestasse a rinnovate discussioni sulle sue scelte di vita. Che, come capita a chi si toglie la vita, restano insondabili.

Come si sa, tuttavia, le leggende non muoiono. E non è forse una leggenda quella del fragile e rattoppato alpinista Gary Hemming che Camanni ha sapientemente riesumato con la sua prosa elegante?

L’edizione del 1992 del libro di Mirella Tenderini

Un libro mal copiato
di Mirella Tenderini
(pubblicato sul suo profilo fb il 14 agosto 2023) 

Recentemente Mondadori ha pubblicato un libro di Enrico Camanni su Gary Hemming (titolo: Se non dovessi tornare) che mi sembra abbia avuto un discreto successo nonostante sia stato piuttosto male copiato da un mio libro pubblicato nel 1992 dall’editore Vivalda di Torino in cui lui, Hemming, era il vero personaggio.

Il mio libro era stato pubblicato per la prima volta in Francia nel 1991 da Éditions Denoël (Gary Hemming: le beatnik des neiges) e in seguito nel corso degli anni è stato pubblicato e ripubblicato oltre che in Francia e in Italia anche in Spagna, in Inghilterra, negli Stati Uniti – e vi fu anche un’edizione coreana di Haroo Publishing, Seul 2017.

L’anno scorso per Natale l’editore francese di Chamonix ripubblicò il libro in un’edizione arricchita da immagini trovate dagli amici francesi di Gary, che ottenne uno strabiliante successo.

Purtroppo il libro di Camanni colmo di invenzioni ha sollevato l’ira di molti lettori che tengono il loro libro del 1992 tra i loro più amati: un libro che per scriverlo ci ho messo tre anni a cercare gli amici di Gary in Francia, quelli in Germania che aveva salvato, e in America addirittura! Il figlio di Gary è venuto qui, a casa mia, a parlarmi di suo padre e della sua mamma, l’amica di Gary, che è ancora vivente. Sono andata a cercare tutti i suoi amici nel Colorado e nel Wyoming, e la sua mamma giù nel Sud a San Diego – per poi salire in su, su ai Tetons e incontrare gli amici di Gary che erano là, proprio là quella notte…

Sì, fin lì sono andata e sono stata dove c’erano ancora i suoi amici che erano proprio là con lui, quella notte lontana, e io sono entrata da sola nel bosco, là, dove ho trovato il punto in cui Gary era morto… Il figlio di Gary è venuto qui, a casa mia, a parlarmi di suo padre, e anche la sua mamma… Gary Hemming è qua, in questo libro, non in un libro di invenzioni…

Cerco che anche in Italia si sappiano queste cose. Per cominciare bisogna ripubblicare questo libro. Grazie a chi lo farà.

Mirella Tenderini

Due capolavori complementari
di Luca Calvi
(pubblicato sul suo profilo fb il 19 agosto 2023)

Disturba un po’ leggere astio e livore nelle parole con cui Mirella Tenderini bolla il nuovo romanzo di Enrico Camanni.

Enrico, dichiaratamente, prende lo spunto dalla mirabile biografia pubblicata dalla Tenderini per affidare a un romanzo le impressioni e le sensazioni che tale figura ha suscitato in lui.

Mirella lo accusa di aver copiato male…

Una biografia scritta con piglio filologico, ottima, come quella di Mirella Tenderini, non può essere paragonata a un romanzo in cui dichiaratamente l’autore, Enrico Camanni, esprime ciò che la figura studiata da Mirella gli ha ispirato. Sarebbe come cercare di fare un paragone tra Barolo e Champagne. Prodotti eccelsi ambedue, ma totalmente differenti. Grandezze incommensurabili, ma ambedue grandezze. Due eccellenze della scrittura.

Più di dieci anni fa dissi a Mirella di ritenere il suo Hemming un modello per il genere “biografia”. Lo ribadisco ancora anche oggi, facendo però notare che quanto narrato da Enrico, con la sua gustosissima prosa, pur rientrando in un genere differente, quello del romanzo-racconto, è parimenti letteratura pura.

Rileggerò sempre volentieri l’ottima biografia tenderiniana e con lo stesso piacere anche il romanzo di Enrico, nella speranza di veder sparire un livore che non ha ragion d’essere a livello letterario. Buon Gary Hemming a tutti, anzi… Procuratevi i due libri, in ordine di pubblicazione, leggeteli e mi darete di certo ragione.

Due capolavori complementari. Spero anche di veder svanire quel livore malcelato… Ma questo potranno farlo solo loro.

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5 Comments

  1. says: marco vegetti

    “..il maggio ’68 e poi l’assassinio di Kennedy…” Maggio ’68, va bene, ma l’assassinio di Kennedy è del 1963… 5 anni prima…

  2. says: Alessandro Gogna

    Caro Vegetti. Qui ci si riferisce all’assassinio di Bob Kennedy, non di John F. Kennedy.

  3. says: marco vegetti

    Guarda che me l’ero immaginato. Ma il 90% delle persone quando parli di assassinio Kennedy pensa a JFK, non a Bob. Forse era meglio precisarlo. Così come il ’68 americano fu più che altro il proseguimento del movimento per i diritti civili che aveva preso piede dagli inizi degli anni ’60. Voglio dire che fu un punto d’arrivo invece che, come in Europa, un punto di partenza. Io vedo molto più sconvolgente la guerra nel Vietnam (che evitò, beato lui) soprattutto per la massa di veterani distrutti che tornavano e raccontavano l’orrore di quella guerra, soprattutto in California, Stato più accogliente e aperto…

  4. says: marco vegetti

    Tra l’altro, nel testo su Hemming pubblicato da Camanni sul sito de Lo Scarpone fa un po’ ridere l’affermazione “…si sente un fuggitivo perché non a Berkely a gridare con i pacifisti”. Avrebbe potuto semplicemente prendere un aereo e andare in California, no? Ma, idea mia e non credo di essere proprio uno sprovveduto, non lascia la Francia perché lì lo adorano e a lui piace proprio stare sotto i riflettori a far la parte del beatnik ribelle americano…

  5. says: grazia

    Ho sempre preferito le biografie ai romanzi ispirati alla vita di qualcuno.
    Attendo, però, di poter leggere le due opere per poter commentare.

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