In alcuni Paesi, i cani superano i bambini. Ma non è perché li sostituiscono nei nostri affetti. Una ricerca ungherese, citata da Adnkronos, svela il legame profondo tra il boom dei “pet parent” e la fragilità dei legami umani.
I cani sono i nuovi figli?
(un nuovo studio svela cosa lega il boom dei pet alle culle vuote: “Cerchiamo l’amore incondizionato che non troviamo altrove”)
a cura della Redazione del Fatto quotidiano
(pubblicato su ilfatto quotidiano.it il 27 marzo 2025)
I cani sono i nuovi bambini? Una domanda che rimbalza sempre più spesso, osservando come, in molti Paesi occidentali, il numero di amici a quattro zampe nelle case superi quello dei figli. Ma se la correlazione è evidente, la causa è meno scontata di quanto si pensi. Non è che “il numero di bambini sta diminuendo perché il numero di cani è in aumento”, spiega Enikő Kubinyi, capo del Dipartimento di etologia dell’Università Elte (Eötvös Loránd) in Ungheria, in uno studio pubblicato su una prestigiosa rivista internazionale di psicologia. La vera ragione, secondo l’esperta, va cercata altrove: “Dietro entrambi i fenomeni si trova la stessa tendenza: la trasformazione delle reti sociali”.
È innegabile che, per molti, Fido sia a tutti gli effetti un membro della famiglia. Un recente sondaggio ungherese ha rivelato che il 19% delle persone senza figli e il 10% dei genitori considera il proprio cane più importante di qualsiasi essere umano. “Alcuni sostengono che i cani siano i nuovi figli, mentre altri trovano questa idea oltraggiosa”, ragiona la Kubinyi, ricordando anche le parole di Papa Francesco sulla tendenza a riempire le case di cani e gatti, ma non di bambini. Alcuni studi sembrano avvalorare la tesi della “sostituzione“: “I proprietari di cani hanno davvero opinioni più negative sulla maternità, e le madri che possiedono cani trovano la genitorialità più onerosa, il che potrebbe ridurre la loro volontà di avere più figli”, osserva la ricercatrice. “In alcuni casi, i cani possono persino danneggiare le relazioni romantiche. Ma questo è solo un lato della storia”.
L’argomentazione opposta, infatti, suggerisce che possedere un cane potrebbe, al contrario, aumentare i tassi di fertilità. “Le famiglie con bambini hanno maggiori probabilità di possedere cani, e alcune coppie vedono il loro animale domestico come un ‘bambino su cui fare pratica’, un passo preparatorio verso l’avvio di una famiglia”. Senza contare che “le donne tendono anche a trovare gli uomini con i cani più attraenti, il che potrebbe aumentare le possibilità di paternità”. In quest’ottica, il cane non sostituisce i figli, ma li completa o li precede. Inoltre, i cani agiscono come una sorta di “colla sociale”, facilitando le interazioni umane: “Camminare con il cane aumenta le opportunità di interazione con gli altri”. Ma la teoria della Kubinyi va più a fondo, scavando nelle radici biologiche ed evolutive del fenomeno. “La popolarità dei cani è radicata in cause di biologia evolutiva, ma si è culturalmente intensificata”, spiega. L’istinto di cura e il bisogno di sostegno sociale, secondo l’esperta, sono “geneticamente codificati nel comportamento umano”. Tuttavia, nelle società moderne, “queste pulsioni si sono spostate verso gli animali da compagnia perché le relazioni umane sono spesso danneggiate o assenti”.
Un esempio? L’allevamento cooperativo, ovvero la condivisione delle cure parentali all’interno della comunità, un tratto distintivo dell’evoluzione umana. “Quasi il 90% degli adulti ungheresi non trascorre nemmeno un’ora alla settimana a prendersi cura di bambini piccoli”, evidenzia la Kubinyi. “Nelle società moderne, queste reti di supporto si sono rotte. Perciò molte persone sentono di non avere il sostegno nell’educazione dei figli o di non avere nessuno di cui prendersi cura”. Altri, prosegue l’analisi, “hanno sperimentato dolore emotivo nelle relazioni umane e i cani garantiscono loro conforto e amore incondizionato“. Un amore che la nostra cultura incoraggia e celebra: “I meme umoristici riflettono questo trend, il business della cura degli animali domestici è in piena espansione, i proprietari si riferiscono sempre più a se stessi como ‘mammè o ‘papà’ del loro cane”.
Fido, insomma, diventa il compagno più importante, un ruolo per cui è particolarmente adatto, grazie a millenni di co-evoluzione con l’uomo. E questa tendenza influenza persino l’evoluzione canina: “Le razze piccole e dal naso corto ricordano i neonati umani“, sostiene l’esperta, “il che può spiegare la loro popolarità”. Questi tratti “carini” innescano una risposta istintiva di assistenza negli umani, ma causano anche significativi problemi di salute ai cani, rendendoli, paradossalmente, ancora più dipendenti dalle cure del proprietario. “Il ruolo mutevole della proprietà del cane suggerisce che le persone nelle società occidentali sperimentano una significativa mancanza di assistenza e sostegno sociale, e cercano di compensare questo, almeno in parte, anche con cani e probabilmente gatti”, conclude la Kubinyi. La soluzione? “Dobbiamo rafforzare i sistemi di sostegno sociale basati sulla famiglia e ridurre l’isolamento sociale. La proprietà del cane è una cosa meravigliosa quando collega le persone piuttosto che isolarle”.
Il commento
di Carlo Crovella
Da tempo sostengo che si sta diffondendo a macchia d’olio una mentalità di eccessiva dipendenza degli umani rispetto agli animali da compagnia, di cui i cani sono i più numerosi. Il fatto, che sta emergendo in termini di sempre più frequenti constatazioni come nel soprastante articolo, è fonte di problemi comportamentali che, per estensione, stanno coinvolgendo anche chi va in montagna, come scialpinisti ed escursionisti.
Non è “colpa” dei cani, che “fanno i cani”, ma è colpa di alcuni proprietari che non sanno gestirli bene e controllarli a dovere.
Non sto neppure parlando dei casi estremi di aggressioni dei cani ad esseri umani, ma di episodi meno gravi eppure molto fastidiosi per chi li subisce. Interrogandomi sul perché molti padroni non controllino a dovere i propri cani, una delle risposte che è emersa è che i padroni sono come innamorati persi dei propri cani e quindi si aspettano che tutti gli umani li trovino piacevoli.
In molti casi accade che chi incontra i cani li apprezzi e si fermi a coccolarli, in altri casi no (perché l’individuo non ama i cani) e l’intelligenza del proprietario dovrebbe fargli distinguere le due situazioni antitetiche, impedendo al proprio cane di dare fastidio agli estranei che non lo gradiscono.
Oggi invece si esalta il “voler bene” al proprio cane (ricambiato) e si perde di vista l’accortezza di evitare che il proprio cane arrechi fastidio ad altri individui. Con il mood in essere, il problema è destinato a intensificarsi fino al punto in cui la società interverrà con dei divieti o con altre forme quali “patentini per avere il cane”, ecc. Dovrebbe essere interesse dei proprietari controllare perfettamente il proprio cane per evitare di spingere la situazione fino al limite in cui scatteranno queste (al momento ipotetiche) forme di restrizione.
Ma benvenuto sia il patentino con tanto di iscrizione di natalità e poi alla sua ora di decesso…cosi da castigare per sempre gli abbandoni;non puoi giustificare l assenza dell animale ? Multone!
Educazione su raccolta escrementi, cosi da” premiare”chi già lo fa e si sente sempre quello di un erba e un fascio
dei ovunque fastidiosi offensivi ma giustificati cartelli anticacca.
Tenuta al guinzaglio sempre ma soprattutto in alta montagna, salvo poi liberarlo e farlo sfogare in corse sfrenate dove si possa controllare.
Sorvolo sull innamoramento giustamente citato dove ognuno” dovrebbe “tenere un profilo adeguato, ma si sa che in amore…e quindi poche regole ma informarsi su chi si incontra è dovere!Basta poco.MA SIAMO ITALIANI.
…regole sempre irrispettate!