di Stefano Michelazzi
E’ probabilmente il 1913, quando una cordata composta da tre persone si porta sotto alla cresta rocciosa, che scende a valle verso sud-ovest da quella caratteristica cima che porta il nome di Monte Castello di Gaino.
I tre sono i più forti alpinisti bresciani dell’epoca e legheranno i loro nomi non solo all’esplorazione dei monti del Garda ma anche e soprattutto all’esplorazione alpinistica del gruppo dell’Adamello.
Francesco Nino Coppellotti, Arrigo Giannantonj e Girolamo Bettoni quel giorno di inizio del XX secolo, non immaginano certo di dare vita ad una salita che ad oggi è probabilmente la più conosciuta e ripetuta di tutto il comprensorio gardesano.
Nasce così la Cresta sud-ovest del Monte Castello di Gaino 450 metri di dislivello per uno sviluppo di circa 900 metri con difficoltà che vanno fino al III+ nella sua versione originale ma sulla quale negli anni verranno tracciate numerose varianti, vista l’ampiezza della cresta, sulle quali si possono trovare passaggi fino al VI+.
Il Monte Castello di Gaino è una barriera rocciosa a picco sul Lago di Garda. Una teoria storico-geologica, poi relegata a leggenda da diversi ricercatori, anche se mai accertato del tutto, ne vede la formazione come distacco dal prospiciente Monte Pizzoccolo a causa di un terribile terremoto avvenuto in epoche valutate attorno al 300 a.C. e forse anche più antiche…
Di certo è che la storia di questi luoghi è straordinariamente varia e ricca e che spesso gli archeologi si imbattono in scoperte che ribaltano o sicuramente ampliano, ciò che fino al momento pareva accertato. Sicuramente tra il 1170 ed il 1190, questa scogliera a tre punte (nel territorio di Navazzo, posto a nord della dorsale, viene chiamato “Monte tre punte”), fu sede di una gigantesca muraglia, costruita dai Bizantini allo scopo di difendere i confini, da eventuali invasioni da parte dei Longobardi che avevano la loro sede di eccellenza a Sirmione. A dicembre del 1526 lungo la Valvestino dalla quale ha origine il torrente Toscolano, che scorre nell’omonima valle ai piedi del Monte Castello di Gaino, discesero le truppe dei Lanzichenecchi, aggirando le difese veneziane poste alla Rocca d’Anfo sul Lago d’Idro e dando poi avvio al Sacco di Roma il 6 maggio del 1527.
E sono solo alcuni dei fatti storici che caratterizzano queste valli e che videro muto testimone questa affascinante scogliera.
Ma torniamo all’alpinismo.
Bisogna aspettare la fine degli anni ’70 affinché vi sia una riscoperta delle pareti. Poi l’avvento dell’arrampicata stile anni ’80 che lascerà il segno soprattutto con la falesia di arrampicata posta proprio ai piedi della cresta sud-ovest, recentemente risistemata e che ha visto generazioni di climbers affrontare le sue lisce placche verticali. Tra i più noti frequentatori anni ’80 ricordiamo i fratelli Roversi e Alessandro Zizioli.
In questi ultimi anni alcune nuove realizzazioni da parte di arrampicatori locali, hanno esplorato ancora i fianchi della muraglia, anche se rimane ancora spazio per chi ama scalare queste rocce, che in questo spicchio del Lago di Garda, somigliano molto alle bianchissime pareti della Paklenica, con rigole tanto affilate da diventare in alcuni casi come taglienti rasoi e placche rugose che regalano un’aderenza quasi incredibile.
Cosa mancava quindi a questa montagna che nelle forme può assomigliare alla ben più celebre Gran Becca?
Da nord-est (la scogliera del Monte Castello si estende diagonalmente da sud-ovest a nord est), il muro inizia con un verticale pilastro, continua poi con una cresta quasi orizzontale e tornando al fine a verticalizzarsi con dei risalti che menano alla cima.
Non ci sono notizie certe di qualche realizzazione su questo versante anche se la parte orizzontale, di facile accesso da ovest, è stata per decenni utilizzata a fini pastorali.
Ai piedi del pilastro alcune fortificazioni, ancora ben visibili, ricordano che la Grande Guerra è passata da queste parti e da qui le Guide Alpine Stefano Michelazzi e Guido Bonvicini, ad aprile 2021 hanno iniziato la scalata, che ha visto la realizzazione del tracciato da nord-est e la possibilità di percorrere la traversata di cresta integrale.
Lungo il tracciato alcuni vecchi chiodi (probabilmente degli anni ’80), sono stati testimonianza del passaggio di qualcuno precedentemente, anche se con percorso un po’ diverso da quello attuale.
La salita parte con tratto piuttosto verticale, con passaggi fino al IV e dove sono state attrezzate le soste ed alcuni passaggi un po’ friabili (la roccia su questo versante è molto più di tipo dolomitico…!) con fix da 10 mm., raggiungendo la sezione orizzontale che è stata ripulita per permettere il passaggio e risalendo poi alla cima superando i diversi risalti rocciosi con passaggi fino al IV+.
Nel complesso una salita discontinua ma di soddisfazione, anche grazie ai panorami incredibili che si godono in tutto il percorso ma attenzione, mai banale e per questo motivo se ne consiglia la ripetizione a chi abbia già una certa esperienza con l’arrampicata dolomitica.
Interessante sicuramente la possibilità di compiere la traversata integrale da sud a nord, in quanto sono state attrezzate le calate a corda sul versante settentrionale, realizzando un percorso con uno sviluppo ragguardevole (circa 2000 metri di sviluppo!). Si sconsiglia vivamente di tentare la traversata da nord a sud per evitare di scaricare sassi alle numerose cordate che percorrono la cresta Coppellotti!
Dunque via libera a questa traversata unica nel suo genere (non vi sono sul Garda percorsi similari) che grazie alle forme eleganti del Monte Castello di Gaino e come detto la sua rassomiglianza per certi versi alla Gran Becca, è stato soprannominato dalle Guide Alto Garda e Valle Sabbia, il “Piccolo Cervino del Garda”. Per chi non se la sentisse di tentare la scalata in autonomia, ci siamo sempre noi a disposizione:
inof@guidealpine.me .