Intervista a Nirmal Nims Purja

Dopo il successo nell’ascesa alla seconda vetta più alta del mondo durante l’inverno, l’ex combattente Gurkha riflette sulla sua ultima grande impresa.

Intervista a Nirmal Nims Purja
di Red Bull Team
(pubblicato su redbull.com il 13 marzo 2021)

Quando si parla di alpinismo, sembra che nulla sia impossibile a Nirmal “Nims” Purja MBE. Da quando l’ex Gurkha e soldato dello Special Boat Service per il Regno Unito ha completato la sua prima grande scalata, raggiungendo la vetta del Lobuche East nel 2012, ha vinto ogni sfida che gli veniva presentata, frantumando nel frattempo numerosi record.

Nel 2019 si è imposto l’arduo compito di scalare in soli sette mesi tutte le 14 montagne da 8000 m del mondo. All’epoca il record di scalata su queste vette era di poco inferiore agli otto anni: lui lo ha completato in soli sei mesi e sei giorni.

Quest’anno Nims ha deciso di affrontare l’ultima grande sfida alpinistica: la vetta del K2 in inverno. A 8611 m sopra il livello del mare, solo 280 persone avevano raggiunto la vetta durante la primavera, la stagione alpinistica più favorevole. Il 16 gennaio 2021, alle 17.00 ora locale, Nims e il suo team hanno raggiunto il loro obiettivo e sono diventati i primi scalatori a raggiungere la vetta durante i difficili mesi invernali.

Dopo questo incredibile risultato, abbiamo incontrato Nims per scoprire tutto il possibile sulla scalata da record e provato a capire quale sarà la sua prossima impresa.

Quali sono i tre elementi principali che separano una scalata invernale da una estiva?
I tre elementi principali sono: le temperature estremamente rigide, le condizioni climatiche e la capacità dello scalatore di “funzionare” in quell’ambiente.

Nirmal Purja entra nei libri di storia. © Sandro Gromen-Hayes/Nimsdai.

La tua storia è stata accolta in tutto il mondo come uno spiraglio di speranza in tempi piuttosto cupi. Quanto sei fiero quindi del fatto che un team di scalatori nepalesi abbia potuto restituire un po’ di speranza a tante persone che ne hanno bisogno?
Questo evento rimarrà per sempre uno dei momenti più speciali della mia vita. Ciò che abbiamo raggiunto e guadagnato non è stato per alcun tornaconto individuale. Sono onorato di essere stato in grado di condividere questo momento e di raggiungere le comunità di tutto il mondo nel mezzo di una pandemia. Siamo riusciti a trasmettere un forte messaggio positivo: spingere i limiti umani e rendere possibile l’impossibile come squadra ha mostrato cosa si può ottenere attraverso la solidarietà e l’unità. Niente è impossibile se ci metti cuore, mente e anima.

Quali aspetti di questa sfida ti spaventavano di più prima di iniziare, e quali si sono rivelate le più difficili durante la stessa?
Ho avuto un principio di congelamento alle dita, e non mi ero acclimatato adeguatamente sopra al Campo 2 a 6600 m. La decisione di spingere sulla vetta è stata ardua. Durante la scalata non c’è una sfida più dura di altre: l’intero viaggio è stata un’unica sfida a se stante.

Raggiungere ciò sembra impossibile. © Sandro Gromen-Hayes/Nimsdai.

Cosa rende il K2 una montagna tanto speciale e mistica rispetto all’Everest in inverno?
Era l’ultima impresa rimasta, ed è stata la più dura. Il Monte Everest era già stato scalato in inverno.

Come ti senti ora mentalmente e fisicamente dopo aver completato un’impresa del genere?
Mi sento benissimo. Tutti i miei compagni sono tornati a casa sani e salvi, e questa è la cosa più importante.

Parlaci dei tuoi compagni nepalesi durante la scalata – come hai scelto il team, e quanto sono stati importanti nel successo dell’impresa?
Il K2 in inverno è un osso duro! La selezione dei membri del team non si è limitata alle loro capacità fisiche, ma dovevano anche avere uno stato mentale sufficientemente robusto. Tutti dovevano possedere una ferrea determinazione e risoluzione per rendere questo impossibile possibile per l’umanità e per la comunità di alpinisti nepalesi, che sono sempre stati sulla frontiera degli 8000 m, ma a cui non è mai stato riconosciuto ciò che gli era dovuto. Sono super orgoglioso di tutti i membri del mio team. Il successo è stato raggiunto grazie uno sforzo di squadra congiunto, un simbolo di sacrificio, impegno disinteressato e unità.

Nims raggiunge la cima dell’Everest nel 2019. © Nirmal Purja Project Possible Ltd.

Cosa ti sei portato dietro dal completamento del Project Possible che ti ha aiutato nella tua avventura sul K2?
Naturalmente, scalare tutte e 14 le montagne da 8000 metri non è stato facile. Ci sono stati molti alti e bassi. Le esperienze mi hanno insegnato molto, e ho accumulato molto conoscenze utili.

Quali competenze del tuo servizio nello UK Special Boat Service ti hanno più aiutato in questa sfida?
Penso che la principale sia stata la capacità di prendere decisioni in situazioni ad alto stress. Bisogna mantenere calma e freddezza a prescindere dalla situazione, e avere una visione positiva.

Hai battuto record ad una velocità impressionante. Ti prenderai un po’ di riposo o hai già una nuova sfida nel mirino?
Amo spingermi oltre i miei limiti. Ho sentito qualcuno dire che “Nimsdai è pieno di sorprese”. Mettiamola così: chissà cosa ci aspetta!

In molti sanno che ti piace fare festa dopo le tue imprese. Quanto durerà questa?
Ah, bisogna sempre festeggiare a dovere dopo imprese del genere. È come un periodo di recupero. Sono estremamente felice quando vedo i miei compagni felici. Potrebbe sicuramente durare qualche settimana!

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