Come ti mappo tutto il pianeta

di Massimo Bursi, pubblicato su La Rivista della Giovane Montagna in data 05 aprile 2018

 

La geolocalizzazione è l’identificazione della posizione geografica nel mondo reale di un dato oggetto, come ad esempio un telefono cellulare o un computer, connesso o meno ad internet. Google, questo gigante tecnologico mondiale, ha sfruttato questa straordinaria tecnologia per associare fotografie ad ogni “puntino del mondo” creando quindi una fotografia del mondo altresì chiamata mappatura del mondo o meglio Google Maps. Ovviamente le fotografie non vengono prese manualmente ma con veicoli dotati di telecamera sul tetto in grado di immagazzinare immagini a 360 gradi memorizzando pure le coordinate geografiche del “puntino del mondo”. Questa straordinaria mappatura di tutte le strade e le città del mondo, un progetto chiamato Google Street View, ci torna molto utile quando dobbiamo trovare una strada o un negozio in una città ed utilizziamo il nostro telefonino per questa ricerca. Ora non dobbiamo più chiedere nulla a nessuno ma semplicemente camminare con il nostro telefono in mano per trovare l’indirizzo ricercato. Certo non è bello rinchiudersi nel guscio con il proprio telefonino ed isolarsi dagli altri esseri umani, ma a parte questo non vedo altri inconvenienti. Ma Google non si è fermata al progetto Street View ed ha creato anche il progetto Google Trekker, uno zaino di 20 chili con inclusa una telecamera in grado di mappare anche terreni accidentati, sentieri e quant’altro di simile si possa trovare in natura, passando quindi dal terreno civilizzato al classico terreno d’avventura. Google cerca volontari in grado di mappare le zone più recondite del mondo.

Chi è interessato, può presentare un progetto, ad esempio “sono interessato a mappare una porzione di Terra del Fuoco in Patagonia” e se il progetto viene considerato valido, Google ti presta lo zaino Google Trekker con cui mappare questa porzione di Terra, ahimè non più selvaggia. Ecco quindi che diverse aree selvagge del mondo ora sono visitabili con il proprio computer.

Google Trekker-1

Volete percorrere la via Franchigena stando sul divano? O saltare al magico mondo del Tacul sul Monte Bianco? È tutto a portata di clic. Vuoi fare un’esperienza sulla via del Nose sul Capitan in Yosemite Valley? Ora puoi sognare, seguire e studiarti tutta la via, tiro per tiro e… “addio arrampicata a vista” ha detto Alessandro Gogna. Ma se il problema fosse solo quello… la realtà è che questa pervasiva, fantastica tecnologia riduce ed uccide gli ultimi spazi di avventura.

Inoltre ci impedisce di perderci facendo regredire le nostre capacità di orientamento. Il progetto Google Trekker viene così pubblicizzato: “Libera l’esploratore che c’è in te. Viaggia con Google Maps e goditi panorami da tutto il mondo”. Paradossalmente noi e Google abbiamo lo stesso obbiettivo di “liberare l’esploratore che c’è in noi”, Google sul divano e noi negli spazi sterminati del mondo.

Google Trekker-2

Sicuramente è nella logica delle cose che lo spazio libero di avventura si riduca anno su anno ma queste novità tecnologiche come Google Trekker azzerano velocemente gli spazi sterminati d’avventura. Io penso che tutti noi dobbiamo fermare i progetti di Google Trekker con tutte le nostre energie: sia che si vada a piedi, con gli sci, in barca, in canoa, ad arrampicare o con il paracadute, noi dobbiamo cercare di preservare al massimo lo spazio libero anche digitalmente. Lo spazio libero ci garantisce l’avventura, ci garantisce materiale immaginario per i nostri sogni. È arrivata l’ora di invertire la rotta! È’ arrivata l’ora di salvare l’ignoto, l’incertezza e l’avventura e difendere il sempre più piccolo lato selvaggio di queste porzioni di mondo. Una volta il progresso significava portare qualcosa di nuovo: ora è arrivato il momento di pensare all’innovazione nelle avventure all’aperto come al fatto di regredire, togliere qualcosa per impedire che il mondo diventi troppo conosciuto. E quindi se vedete qualcuno che cammina con questo strano zaino sulle spalle… non esitate a parlargli per convincerlo a bloccare il progetto, lasciare lo zaino-telecamera a terra per caricarsi di tenda, sacco a pelo e fornellino come si è sempre fatto!

 

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