Quanto durerà la stagione sciistica tra 25 anni? Non molto, secondo uno studio

Questo studio di Daniel Scott, ricercatore all’Università di Waterloo in Canada, e di Robert Steiger del MCI – Management Center di Innsbruck – analizza come il cambiamento climatico andrà a cambiare la ski industry nei prossimi 25 anni.Quanto durerà la stagione sciistica tra 25 anni? Non molto, secondo uno studio.

Quali sono i principali effetti del cambiamento climatico sulla stagione sciistica?
di Francesca Cassi

Un argomento… caldo
Non è facile sentire notizie sul cambiamento climatico e su come il suo impatto cambierà gli sport che più amiamo, ma è necessario farlo e avere fiducia in quello che ci dicono la scienza e gli scienziati. Gli inverni, dall’Europa all’America ai Poli, stanno diventando sempre più corti, e sempre più caldi.
Questo nuovo report di Scott e Steiger volge lo sguardo sia al passato che al futuro. Pubblicato sulla rivista trade Current Issues in Tourism, lo studio esamina gli effetti del riscaldamento globale su diversi aspetti della ski industry. Tra questi, la durata della stagione, la temperatura media durante l’inverno in differenti regioni, e le proiezioni delle perdite economiche che arriveranno se i problemi climatici continueranno a essere ignorati.

Com’è cambiata la stagione invernale?
Uno degli aspetti unici di questo report è che presenta una realtà parallela. Questa mostra l’aspetto che avrebbero avuto le nostre stagioni sciistiche degli ultimi vent’anni se non ci fossero impatti legati al cambiamento climatico. Utilizzando i dati raccolti da diversi comprensori sciistici tra il 1960 e il 1979, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che le stagioni invernali si sarebbero estese da 5.5. a 7.1 giorni. Non è successo, il che equivale a una perdita di circa 252 milioni di dollari.

Usando dati simili estrapolati sempre dai comprensori, i ricercatori hanno anche proiettato la visione verso il futuro per capire come saranno le stagioni delle prossime generazioni. Ma non si tratta di uno scenario eccessivamente catastrofico. Gli autori propongono infatti sia uno scorcio su come sarà l’inverno del futuro se stoppiamo le nostre emissioni, oltre a come sarà se non lo faremo.

Prima le cattive notizie
Se continuiamo con la nostra traiettoria attuale, nello scenario in cui le emissioni continueranno ad aumentare la stagione sciistica perderà circa 60 giorni di durata. Si tratta di ben due mesi. Se invece riusciamo a ridurre le nostre emissioni, perderemo “solo” tra i 14 e i 33 giorni. Queste stime prendono in considerazione non sono le ridotte precipitazioni nevose, ma anche le temperature più alte che renderanno difficile se non impossibile l’innevamento artificiale.

Non è un bello scenario, ma non è nemmeno sorprendente visto che il cambiamento climatico ha già lasciato profonde tracce in ogni angolo della terra e sulla stagione sciistica. Nonostante quest’evidenza, con gli effetti che toccano il nostro quotidiano, non riusciamo a cambiare direzione.
Ecco perché i due autori si sono concentrati sullo sci. “Le persone possono non essere interessate alla perdita di specie in tutto il mondo, e nemmeno di un’alluvione che succede in qualche remoto angolo del pianeta” ha dichiarato Daniel Scott, professore e ricercatore all’Università di Waterloo, co-autore dello studio. “Ma lo sport è qualcosa che interessa alle persone. E possono vedere in questo contesto molti cambiamenti.”

Cosa stiamo facendo?
Stiamo quindi riducendo le nostre emissioni? Al momento no. Il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre sul pianeta. I risultati della Cop28 per il clima di Dubai a dicembre sono stati tendenzialmente positivi, con ben 200 Paesi che hanno espresso il loro accordo ad “agire velocemente“. Queste azioni includono un passaggio a fonti di energia rinnovabili e un allontanamento dai combustibili fossili. Non molto, al momento. L’unica cosa da fare, se si è appassionati di sci – e appassionati di outdoor è fare rumore e fare del proprio meglio. Piccoli cambiamenti quotidiani sono fondamentali da parte di tutti, per dimostrare il nostro impegno nella vita di tutti i giorni. Ogni piccolo atto conta, anche se spesso il suo effetto non si percepisce nell’immediato.

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2 Comments

  1. says: Fabio Bertoncelli

    Lo sci di pista è il maggior responsabile dell’orribile devastazione ambientale delle Alpi e degli Appennini.

    Se scomparirà a causa del riscaldamento globale, sarà bene.

  2. says: Carlo Crovella

    Il mondo dello sci di pista è attanagliato da una irresistibile “cupio dissolvi”: sembra che faccia di tutto per accelerare la sua dissoluzione. Anziché evolversi verso stazioni piccole e leggere, fatte solo di ski lift, per pochi frequentatori davvero innamorati dello sci, appesantisce invece il quadro con mega comprensori in continua espansione, neve artificiale a go-go, aperitivi a bordo pista, jacuzzi con vista tramonto, cubiste sculettanti… Se questo è lo sci di pista, anche io (che pure sono innamoratissimo dello sci a 360 gradi) giungo alla conclusione che è meglio che questo mondo sparisca del tutto.

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