Biologa specializzata in green management, Elena Gogna si occupa di ambiente, della sua protezione e della comunicazione di ciò che contribuisce alla sua tutela. Le sue passioni sono guidate dalla natura che considera come un museo a cielo aperto. Da sempre è affascinata dalla dimensione imponente della montagna, ama lo sci e l’arrampicata ma le piace anche osservare da vicino il territorio in tutti i suoi dettagli. Arrivata nell’Oberland Bernese, si è tuffata a capofitto nella bellezza della natura lasciandosi avvolgere dal fascino delle vette leggendarie che hanno fatto la storia dell’alpinismo. Da Domodossola ai laghi di Thun e di Brienz a bordo del Trenino Verde per viversi natura, benessere e sport outdoor.
Un viaggio da sogno nell’Oberland Bernese – 01
a cura della Redazione di Lifegate
(pubblicato su lifegate.it il 15 luglio 2021)
“Chi più in alto sale, più lontano vede. Chi più lontano vede, più a lungo sogna”. Sono le parole del grande Walter Bonatti, alpinista, esploratore, scrittore nonché leggendario “Re delle Alpi”. Ci lasciamo sedurre dal suo invito alla montagna e partiamo per un viaggio da sogno tra le vette dell’Oberland Bernese.
Siamo nel cuore alpino della Svizzera, circondati dalla leggendaria triade dell’Eiger, del Mönch e della Jungfrau: l’Orco, il Monaco, la Vergine. La voce possente di queste cime accompagna panorami di straordinaria bellezza intorno ai laghi di Thun e Brienz, tra boschi, cascate, piccoli specchi d’acqua, fiumi e villaggi pittoreschi. Lo sguardo contempla l’armonia del paesaggio, si muove nel verde dove qua e là spiccano le torri appuntite di castelli medioevali, i piccoli borghi incastonati nelle insenature dei laghi, con i porticcioli, gli chalet e gli immancabili balconi fioriti. E poi via, lo sguardo si lancia verso l’alto, raggiunge l’azzurro del cielo seguendo il profilo di cime spettacolari perennemente imbiancate, per ridiscendere incontrando l’imponente ghiacciaio dell’Aletsch, il più esteso delle Alpi. Musica per gli occhi e per i sensi che tornano a dialogare intensamente con la natura.
Silenzio e tempo: questo è ciò che incontriamo nell’Oberland Bernese, quando lontano dalla giungla urbana riscopriamo una relazione stretta e vitale con l’ambiente. Non è un caso che la zona di Interlaken sia considerata la capitale europea degli sport outdoor. Dal cicloturismo al ratfting, accontentando sia gli spiriti contemplativi che quelli adrenalici. Ce n’è per tutti i gusti. Ma con calma, perché come disse il cantautore Charles Aznavour – che fu tra le altre cose ambasciatore armeno in Svizzera – “Questa è un’oasi di pace. Anche i semafori rossi diventano più lentamente verdi”. E non saremo di certo noi a invertire la rotta.
1. Il Trenino Verde delle Alpi
Partiamo con due buone notizie, anzi tre. La prima è che potete dimenticare l’auto per qualche giorno, perché per muoversi agilmente in Svizzera bastano i mezzi pubblici: capillari, efficienti, ordinati e puntuali. Svizzeri, insomma. L’intermodalità qui è di casa e regala delle certezze a cui noi italiani siamo poco abituati ma che meritiamo di provare per comprendere che sì, è possibile vivere in un mondo meno trafficato, meno inquinato, più sicuro e rilassante.
La seconda notizia è che questa scelta consente di rispettare l’ambiente e di godersi a pieno la bellezza dei luoghi che vedrete scorrere sotto i vostri occhi. Quindi, anziché un volante, sarà un piacere tenere tra le mani un buon libro stando comodamente seduti in treno, per poi salire su un battello e sorseggiare un bicchiere gustando paesaggi da cartolina. Ne è una prova il Trenino Verde delle Alpi che collega il Piemonte alle Alpi Svizzere, attraversando la Val Divedro lungo il fiume Diveria, inerpicandosi sulle montagne del Vallese tra boschi, creste rocciose e ghiacciai fino all’Oberland Bernese, offrendo scorci panoramici incantevoli. E qui arriva la terza buona notizia, quella che vi occorre per mettervi in viaggio: il Trenino Verde delle Alpi parte da Domodossola ogni due ore per 365 giorni all’anno.
“I treni sono un’invenzione meravigliosa. Il mio amore di sempre. Viaggiare in treno significa vedere la natura, gli uomini, le città, le chiese, i fiumi, insomma, la vita (Agatha Christie)”.
Si tratta di un mezzo che nonostante la sua longevità risulta ancora poco conosciuto, avendo vissuto all’ombra del celebre Trenino Rosso del Bernina. Entrambi sono stati costruiti nei primi anni del XX secolo ma il Trenino Verde delle Alpi è un pioniere nel suo genere: infatti vanta da sempre locomotive elettriche anziché a vapore. Percorre la linea ultracentenaria del Sempione e del Lötschberg e in poco più di due ore arriva fino a Berna, capitale federale della Svizzera. Lungo il tragitto tocca la città di Briga – nota per il suo castello e le chiese barocche – e grazie a gallerie in quota, tunnel e “rampe” supera importanti dislivelli per raggiungere i paesi di Kandersteg e Frutigen. Da lì scende verso il lago fermandosi a Spiez e poi a Thun, antica città considerata “la porta di accesso dell’Oberland Bernese”. Infine, prosegue lungo la valle del fiume Aare per arrivare in venti minuti fino a Berna, il cui centro storico è patrimonio Unesco.
Informazioni per il Trenino Verde delle Alpi
La linea che percorre il Trenino Verde delle Alpi ha rappresentato una grande sfida ingegneristica risolta con innovative soluzioni come la galleria del Sempione lunga 19,8 km, risalente addirittura al 1906. Oltre a questa troviamo tunnel elicoidali in quota, passaggi sui viadotti e le due “rampe” del Lötschberg. La “rampa sud” si affaccia sulla valle del Rodano mentre quella a nord conduce verso Frutigen. Queste rampe consentono al treno di superare un dislivello che arriva fino a 450 metri con pendenze di oltre il 27‰. Non fatevi ingannare dal nome e dalla sua età, il Trenino Verde delle Alpi è un mezzo moderno con carrozze panoramiche munite di grandi finestrini.
Per una gita breve conviene utilizzare la carta giornaliera BLS Trenino Verde delle Alpi che consente di circolare liberamente anche sui battelli del lago di Thun. Costa 59 € per gli adulti e 15 € per ragazzi da 6 a 16 anni, mentre i bambini fino a 6 anni viaggiano gratis. Informazioni biglietti.
Lo Swiss Travel Pass è il biglietto all-in-one che dà libera circolazione su treni, autobus, battelli e sui mezzi pubblici di 90 città. Comprende la gratuità per alcune escursioni in montagna e l’ingresso gratuito in oltre 500 musei. Può avere una validità che va dai tre ai quindici giorni.
2. La prime tappe del viaggio, Kandersteg e Frutigen
Kandersteg
La prima fermata del nostro viaggio è Kandersteg, un piccolo paradiso per gli amanti della natura e della montagna a 1200 metri d’altezza. Qui gli chalet tradizionali, i rifugi alpini e le locande si allungano in silenzio all’ombra del Dolhenhorn 3643 m.. Lontana dalla strada principale, tra i prati fioriti, si distingue una cappella in pietra del 1500 che sembra dialogare con i massicci imponenti che la guardano dall’alto. Così è Kandersteg, un paese dove si respira l’animo autentico e rustico di questi luoghi.
Kandersteg è la base ideale per escursioni e itinerari di vario tipo e difficoltà: nei dintorni ci sono più di 500 chilometri di sentieri con vie ferrate, pareti per arrampicate su ghiaccio o semplici passeggiate come quella che conduce al magnifico lago di Oeschinen che fa parte del patrimonio Unesco Jungfrau-Aletsch. Si può salire con la cabinovia per proseguire a piedi su un breve sentiero di mezz’ora adatto anche alle famiglie (e ai loro passeggini!) o in alternativa è possibile prendere un autobus elettrico. Si arriva così allo splendido bacino lacustre incastonato tra rocce e vette aguzze, alimentato dai ruscelli che scendono dai ghiacciai, circondato in estate da cascate spettacolari. Un luogo poetico, sospeso nel tempo, dove vale la pena trascorrere l’intera giornata. Ci si può tuffare nelle acque blu o si può prendere una barca a remi per attraversare dolcemente questa meraviglia naturale.
Blausee
Da Kandersteg, con una escursione a piedi di cinque chilometri, si può raggiungere il lago di Blausee che si trova all’interno di una affascinante riserva naturale di 20 ettari: un’altra gemma imperdibile delle alpi bernesi. Il lago di origine glaciale risale a migliaia di anni fa. Le acque sono alimentate da una sorgente sotterranea e ricche di minerali che donano un colore sorprendente. Colpiscono la bellezza e la quiete dei boschi che lo circondano e che si attraversano con una breve passeggiata fino ad arrivare alla riva dove si spalanca un quadro idilliaco. Il colore cristallino dell’acqua si mescola con la natura circostante in un gioco di riflessi, riverberano il verde e le cime bianche dei monti mentre sotto la superficie guizzano le trote dell’allevamento biologico presente nella riserva.
Attraversando un piccolo ponte nascosto tra gli alberi si nota una scultura immersa in profondità tra i tronchi e le rocce che ritrae una donna in ginocchio, con lo sguardo rivolto al cielo. È l’opera suggestiva di Raffael Fuchs, intitolata It’s time to stand up!. La ragazza ritratta è la protagonista della leggenda che avvolge questo luogo: si narra infatti che disperata, dopo aver perso il suo amore, una giovane donna si lasciò morire tra queste acque che presero il colore delle sue lacrime. Fuchs spezza il lato più nostalgico e romantico della leggenda, invita a guardare avanti, a lasciarsi alle spalle il passato e a rialzarsi.
Frutigen
Se siete dei “feramatori”, ovvero degli appassionati del mondo ferroviario (fotografi, collezionisti, studiosi, cultori del turismo sui binari), una tappa d’obbligo è Frutigen. Di fronte alla stazione attuale si trova infatti la vecchia stazione (1901-1913) completamente restaurata e trasformata da BLS in un centro visitatori, accessibile senza prenotazione durante gli orari di apertura. Tra i cimeli esposti ci sono manifesti vintage che raccontano il grande lavoro svolto dalle migliaia di operai elvetici e italiani per la costruzione della linea. In un angolo cattura l’attenzione la vecchia macchina per acquistare i biglietti: ce ne sono più di trecento tipologie, disposti in file ordinate, a formare un quadro colorato. Il più romantico tra i biglietti è sicuramente quello per la “Music Boat” che consentiva un giro speciale sull’acqua. Ce lo indica sorridendo Martin Hauswirth, il responsabile del centro, figlio di un capostazione, che ha seguito le orme del padre. Da questo centro inoltre parte il minibus per la visita guidata alla galleria di base del Lötschberg, un tunnel modernissimo di 34,6 km.
Tropenhaus
Frutigen è il principale centro della Frutigtal, la valle formata dal fiume Kander. Siamo a 800 metri di altezza, ai piedi delle vette alpine bernesi e il piatto più noto da queste parti non è la raclette bensì il “pesto della giungla” che si può gustare nel rinomato ristorante della Tropenhaus: una sorprendente serra in quota, in cui si coltivano piante, fiori e soprattutto frutti tropicali. Vengono così sfruttate le acque sorgive che sgorgano dal Lötschberg che hanno una temperatura di 18 gradi, scoperte durante gli scavi del tunnel. L’architettura moderna della Tropenhaus punta sul risparmio energetico e sull’uso di energie rinnovabili prodotte grazie ai pannelli solari e ai gas naturali della serra. Una grande turbina recupera il surplus dell’acqua potabile non consumato dagli abitanti di Frutigen che viene quindi trasformato in energia utilizzata nella Tropenhaus e in parte ridistribuita alle famiglie del paese.
3. Il lago di Thun e Interlaken
In Svizzera i treni e i battelli non sono dei semplici mezzi di trasporto ma delle giostre panoramiche: ci si muove nella bellezza e il tragitto è affascinante quanto la destinazione. Da questo punto di vista il giro in battello del lago di Thun è un grande classico del turismo elvetico, con una tradizione che risale alla fine del XVIII secolo e che tutt’oggi conserva un fascino dal tocco romantico. Immancabile un po’ come un giro in gondola a Venezia, sul bateau-mouche sulla Senna o sulla ruota panoramica di Vienna.
Saliamo sul ponte, vento in faccia e sole in fronte mentre scivoliamo lentamente sull’acqua con l’impressione di muoverci dentro ad una cartolina, rimaniamo a bocca aperta per la vista che ci circonda. Il lago turchese è incorniciato dalle imponenti vette alpine e costellato da antichi borghi e castelli. Lasciamo alle spalle il castello medioevale che sovrasta Thun con la sua mole compatta e le quattro torri e incontriamo subito dopo quello di Schadau con la sua aria fiabesca. Costruito a metà Ottocento ha uno stile tra il romantico e il neogotico, circondato dal verde di un grande giardino all’inglese, oggi ospita solo nove stanze esclusive. Più in là compare quello di Spiez, altra cittadina incantevole adagiata su una baia circondata da vigne. Sullo sfondo abbiamo il monte Niesen 2362 m con la sua inconfondibile forma a piramide, mentre davanti a noi la triade dello Jungfrau 4158 m, del Mönch 4105 m e dell’Eiger 3967 m. Volgendo lo sguardo a est troviamo invece il monte Niederhorn 1963 m. Ci fermiamo all’imbarcadero Beatushöhlen-Sundlauenen per andare a visitare le grotte di San Beato. Preludio di questa escursione sono le dirompenti cascate e il bel sentiero che in una ventina di minuti a piedi conduce all’ingresso delle grotte.
Le grotte di San Beato e la leggenda del drago
Basta dire ʻSvizzeraʼ affinché davanti ai nostri occhi si disegni il profilo di montagne maestose. Eppure esiste un mondo sotterraneo, antico e affascinante quanto quelle vette, un mondo invisibile racchiuso dentro la montagna. Potremmo definirlo come il rovescio della medaglia che ci porta ad un’esplorazione insolita in profondità.
Il percorso delle grotte di San Beato si addentra nelle profondità del massiccio del Niederhorn, con un sistema sotterraneo che ha una lunghezza di 14 chilometri, una parte dei quali è attrezzata e illuminata per le visite. Passiamo così attraverso gole strette e ampie sale, circondati da meravigliose stalagmiti, stalattiti e cascate sotterranee che con il loro fragore accompagnano questo viaggio speleologico. I passaggi e le formazioni sono sapientemente illuminati dalle luci artificiali che ne esaltano le forme e rendono ancora più suggestiva l’esperienza.
La leggenda narra di un terribile drago che durante il Medioevo visse in queste caverne finché venne scacciato da un monaco irlandese itinerante di nome Beato che gli andò incontro con una croce invocando la Santissima Trinità. Allora il drago fuggì e si precipitò nel lago di Thun dove annegò. Si dice che San Beato abbia costruito il suo eremo in una di quelle caverne e ci sia vissuto fino alla morte. All’ingresso oggi è possibile vedere la tomba del santo e una ricostruzione della sua cella.
Interlaken e gli sport outdoor
Interlaken come suggerisce il nome stesso è la città che sorge tra due laghi, quello di Thun e quello di Brienz. Grazie alla sua posizione gode di un panorama sublime che da secoli la rende una meta turistica famosa in tutto il mondo. Nell’Ottocento venne frequentata da scrittori come Goethe e Lord Byron mentre fu il pittore Franz Niklaus König a diffondere la bellezza di questi paesaggi attraverso le sue tele. Interlaken fece innamorare di sé soprattutto i nobili inglesi dell’epoca vittoriana e qui sorsero i primi grandi alberghi in stile belle époque, come lo splendido Hotel Victoria Jungfrau del 1865, di fronte al quale oggi atterranno centinaia di persone in parapendio. Fa sorridere ma attualmente Interlaken è la destinazione prediletta per chi ama gli sport all’aria aperta e soprattutto gli sport estremi. Altro che vita da salotto e abito da sera!
“Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite (Mark Twain)”.
La Svizzera è la seconda destinazione al mondo in tema di sport estremi dopo la Nuova Zelanda e Interlaken si è guadagnata la fama di capitale europea dell’avventura.
Gli amanti della montagna troveranno 45 impianti di risalita, cremagliere e funicolari che consentono di godersi passeggiate in quota, arrampicate e hiking ma questa zona è anche il paradiso degli sport acquatici con offerte di kayak, diving, windsurf, sci nautico e canyonig (anche per principianti). L’elenco di proposte non finisce qui e soprattutto soddisfa chi desidera avventure adrenaliniche in scenari spettacolari. Potrete cimentarvi nel rafting o nel canyon swing (un salto ondeggiate nel canyon), mentre se il vostro elemento è l’aria allora fanno al caso vostro il bungee jumping, il paracadutismo o il deltaplano. Anche gli appassionati di bici potranno sbizzarrirsi pedalando tranquillamente sulle piste ciclabili sul fiume Aare o tra i sentieri scoscesi per mountain bike.
Noi raggiungiamo Beatenberg, il punto di riferimento per il parapendio. Siamo su una terrazza verdeggiante a 1350 metri, circondati da grandi vele colorate distese sul prato pronte a gonfiarsi col vento e spiccare il volo. C’è chi parte in solitaria e chi in tandem insieme ad una guida esperta. Tre passi in discesa e si vola! Un’esperienza unica, emozionante e straordinariamente semplice. Basta alzare lo sguardo mentre si passeggia a Interlaken e contare i kites in aria per comprendere che qui volare non è uno sport estremo.
Oltre a soddisfare gli spiriti avventurosi, Interlaken è la località adatta per viversi una vacanza rilassante, tanto da essersi aggiudicata dal 2019 il sigillo di qualità “Wellness Destination”. Il benessere è qui inteso in modo olistico per cui il relax, l’attività motoria e la sostenibilità sono elementi che vanno di pari passo anche all’interno delle strutture ricettive.
Il Deltapark Vitalresort rispecchia questa filosofia. Si affaccia sul lago di Thun e sta all’interno di un parco di 90 mila metri quadri tra due riserve naturali. L’hotel mette al centro il fitness e lo sport proponendo anche pratiche orientali come il tai chi e lo yoga. L’area della spa è uno dei pezzi forti della struttura ma è anche una sfida a livello di sostenibilità, come ci spiega il direttore Mirko Plozza. “Cerchiamo di avere un’impronta sull’ambiente il più delicata possibile ma non è semplice. Scaldiamo l’acqua con i pannelli solari e i gas naturali e cerchiamo di evitare sprechi, per esempio eliminando le ciabatte monouso. L’intero edificio è in legno e si alimenta con energie rinnovabili come il pellet o il gas naturale che viene anche dagli scarti di cibo. Cerchiamo di sostituire i motori a carburante con quelli elettrici come i robot per tagliare l’erba. Fondamentale per noi è l’attenzione al cibo per evitare sprechi alimentari”. E poi conclude: “Ho tre figlie e mi rendo conto che questa è una lotta per noi e per le prossime generazioni. Questo è il tempo di farsi delle domande, il cambiamento comincia così”.
“Abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere (Jim Rohn)”.
(continua con https://altrispazi.sherpa-gate.com/altrilibri/racconti/un-viaggio-da-sogno-in-oberland-bernese-02/)
Bell’articolo, mi ha catturato. Non deve essere leggero portare un cognome così “ingombrante”: tutti si aspettano sempre il top dei top. Per cui, doppi complimenti all’autrice
Veramente un bell’articolo. Fa venire voglia di preparare lo zaino e andare a prendere il treno.