Zen, frisbee e sport estremi
Igor Napoli è nato nel 1957: è insegnante di Scienze motorie, maestro di sci e snowboard, ma è cultore appassionato di quasi tutti gli sport in ambiente naturale.
E’ un viaggiatore, ma gli piace vedere anche il mondo dall’alto (deltaplanista per una ventina d’anni), con il vuoto sotto i piedi (pratica l’arrampicata), sulle due ruote della mountain bike e del cicloturismo, sulla montagna innevata (è scialpinista incallito e sciatore estremo); e, come non bastasse, è abbastanza a suo agio anche nello scorrere, più o meno tumultuoso, delle acque selvagge.
Un tale personaggio, così ecclettico, non poteva non pubblicare almeno una dozzina di libri, anche qui esplorando tutte le tipologie. Ne cito alcuni: Voglia di ripido è una monografia di itinerari di scialpinismo impegnativo nelle Alpi sud-occidentali ed è la prima pubblicazione di questo genere in Italia; Castagne, spit e magnesite è invece una guida d’arrampicata con la proposta di vie moderne scelte e itinerari di falesia nelle Alpi Liguri). Entrambi questi due volumi sono giunti alla seconda edizione. Ancora sulla montagna, Mondolè e dintorni, è una guida di arrampicata, mountain bike e sci fuoripista.

Ma poi ecco Isole selvagge (kayak-trekking e arrampicata sulle isole del Mediterraneo) e la più specifica Sardegna selvaggia, sulla falsariga del precedente; Neve è invece un libro fotografico; mentre Alta marea è un romanzo.
In mezzo a tutte le sue frenetiche attività c’è un filo conduttore che unisce le sue opere: l’autore infatti simpatizza per la dottrina Zen sin dai tempi dell’adolescenza. Nelle storie di questo Zen, frisbee e sport estremi l’essenza di quella per certi versi abbastanza misteriosa disciplina orientale viene alla ribalta quando meno te lo aspetti, spesso in modo ingenuo, fresco, semplice, a volte sarcastico, ma mai dogmatico.
Per quanto ne sappiamo non sono mai esistiti maestri Zen che abbiano praticato ogni genere di sport estremo o, in rapporto con le epoche, tutte le arti marziali a tempo pieno.

E infatti anche Igor è piuttosto restio a prendersi troppo sul serio, e preferisce autodefinirsi “cultore di zen a tempo perso, ma non praticante”. Eppure, molte di queste storie, come in altri volumi dello stesso autore, sono introdotte da sagaci citazioni tratte dalla saggistica orientale.
Nei racconti, tra le svariate possibilità espressive predilige sempre l’approccio ironico e dissacrante… Forse è proprio grazie a questo suo atteggiamento che gli riesce di far convivere sullo stesso piano lo sci estremo e l’arrampicata libera con il gioco del frisbee, che tra tutti i passatempi che animano questi racconti , è il più innocuo, mite e inoffensivo.
L’idea di raccogliere e riordinare alcuni suoi scritti inediti, aggiungendo loro qualche ulteriore riflessione, gli è venuta nel febbraio 2020 in occasione del primo lockdown per la pandemia. Nel chiuso della sua casa, semi-obbligato alla totale inattività, Igor è stato “costretto” a mettere ordine tra foglietti sparsi, vecchi quaderni, appunti, diari di viaggio, storie appena abbozzate, pensieri, idee, progetti… Voleva fare una raccolta di racconti. Molti inventati, alcuni veramente accaduti; altri, per metà veri e per metà frutto di fantasia.
I titoli dei 29 racconti li potete vedere dall’indice, prima della lettura. Ma lasciate che vi raccomandi subito quelli che in qualche modo accendono immediatamente la fantasia: L’albero (un albero molto bello e vanitoso, nemico della neve perché nasconde la sua bellezza. Un giorno nevica tantissimo e un fiocco di neve, proprio uno solo, innesca una rottura a catena di tutti i suoi rami); Mistero di Viso (racconto psichedelico di uno che si sveglia, guarda fuori dalla finestra e si accorge che è sparito il Monviso); Giochi d’ombra (racconto psichedelico in cui l’ombra dell’arrampicatore che si è ficcato nei pasticci, si stacca dal corpo e lo guida nell’individuazione della via giusta); Il contrappasso (un racconto su Salvini e le sue teorie anti profughi). E naturalmente l’ultimo, Lo zen e l’arte di giocare a frisbee, quello che giustifica il titolo del libro.
INDICE
L’albero (un albero molto bello e vanitoso, nemico della neve perché nasconde la sua bellezza. Un giorno nevica tantissimo e un fiocco di neve, proprio uno solo, innesca una rottura a catena di tutti i suoi rami)
Siamo lieti di presentarvi proprio quest’ultimo racconto:
Lo zen e l’arte di giocare a frisbee
“Quando si fanno addestramenti specifici si arriva a muovere tutte le parti del corpo senza muovere lo spirito e senza più pensare all’addestramento. Tutto l’addestramento è volto al raggiungimento di quello stadio. Ciò che più conta è addestrarsi per dimenticare l’addestramento. E dimenticando tutto si agisce nel modo più opportuno, senza pensieri o riflessioni”.
Quasi etereo, impalpabile e leggero, galleggia nell’aria senza intenzione, mete, o scopo.
Velocissimo al lancio, quasi immobile, come sospeso nel tempo, alla presa.
Turbina vorticoso, con sinfonie di suoni gravi, impercettibili agli umani; effimero come fiocco di neve, fluttua roteando nell’aria. Più ruota e più vola; più vola e più vive. Gira come il pianeta stanco che ci accoglie, non può desistere dal farlo. E’ il suo ossigeno, la sua linfa.
Un moto governato da sottili e indefinibili equilibri; teoremi che incantano e ipnotizzano.
Sport estremo, scienza improvvisata.
Proprio per questo, zen.
Assolutamente zen.
Estremo, come il tiro con l’arco: prima lanci, poi pensi. O, addirittura, non pensi né prima ne dopo.
Semplicemente, lanci.
Sport estremo, per l’infinitesimale filo che separa il gesto perfetto dalla ciofeca sciatta e dozzinale che lo vede rotolare al suolo, ubriaco sino a fermarsi, privo di respiro. La differenza è minima, ma sostanziale: pochi gradi di inclinazione, qualche grammo di forza in meno, e il lancio abortisce.
Attenzione e consapevolezza costante non devono mai difettare. Gioco innocuo, ma altamente propedeutico a sport più estremi, dove ogni errore può essere fatale.
E, ricorda: “Non si vince dopo aver colpito, si colpisce dopo aver vinto” Anche se nel frisbee non ci saranno mai vinti o vincitori, né combattimenti, dispute, avversari … Frisbee è sport di pace, gentilezza, cortesia: non si scaglia, s’offre.
Con rispetto e sentimento.
Tutti, vincono, potenzialmente … Quando presa e lancio sono perfetti, e regalano soddisfazione estrema, senso di completezza, piacere e grazia, puoi considerarti vincitore. Ma non hai vinto contro qualcuno; hai semplicemente vinto, e basta; e nel contempo ha vinto il tuo compagno, per il passaggio perfetto che ti ha offerto.
Guadagni un grammo di fugace illuminazione, felicità, consapevolezza e padronanza del movimento; e quel tuo “vincere”, quel lancio perfetto, diventa a sua volta valido preambolo, suggerimento e ispirazione per la vincita del compagno, al tocco successivo … E se hai fatto veramente il vuoto dentro di te, lasci semplicemente che il corpo vada per la sua strada e i movimenti scaturiscano da soli, senza limiti o imposizioni.
Quando l’azione è limpida, il lancio va a buon fine. Se hai ripensamenti, fallisce.
Sport estremo, perché nell’arco di un battito di ciglia, lo afferri, e hai già deciso (o meglio, “si è decisa dentro di te” …) una nuova rotta.
In un millesimo di secondo – non l’hai ancora lanciato – e già visualizzi dove e come compagno lo riceve.

Senza tempo per decidere. Il tempo pesa.
Tutto te stesso: forza, tecnica, concentrazione, precisione, non-concentrazione, vuoto … esplodono sinergici e coordinati in quel solo istante.
A questo stadio, “Prendi due volte le misure, taglia una volta sola…” è ormai un ricordo lontano.
Chi lancia e chi riceve non sono più due essenze contrapposte, ma una sola realtà. Una fusione di intenti.
E se non è zen, tutto questo… Guai soffermarsi e soppesare, romperesti l’equilibrio, la fluidità dei gesti, la poesia …
Lancia! E basta.
Null’altro.
(E se sbagli, ridici sopra. “Il segreto della vita è morire giovani, ma il più tardi possibile”.
Un frisbee, più vola e più vive. E più gira, più vola.
Il segreto si nasconde nell’ultima frustata di polso, un attimo prima di abbandonarlo definitivamente, di staccarsi da lui. Se vi riusciamo, diventa disco volante, “razzo intorno alla terra alla caccia di stelle” come la vecchia canzone dei New Trolls.
Nessuno lo ferma più.
Ti raggiunge allegro, trotterellante nell’aria, ma sicuro come un treno sul binario; tu salti, ti giri, fai un’ampia spaccata, abbassi un braccio come per prenderlo, e… … e invece non lo prendi.
Sarebbe troppo facile, scontato. Il gioco, l’improvvisazione, la musica devono continuare. The show must go on. Con giusto movimento – basta un solo tocco, ben dato, per infondere linfa nuova e alito vitale – riprende a girare – e ricomincia a volare verso il compagno.
E anche lui, questa volta, non lo afferra … ma, colpetto di gomito, te lo rimanda ancora una volta, gentile … E l’astronave ritorna, siderale, come calamitata … Ancora un tocco, altra energia impressa, poi un altro, riprende quota, lo segui, ti gira intorno come luna con terra, allarghi le braccia in gesto d’amore e lui ci rotola sopra, da mano a mano, attraverso il petto, preciso come pianeta sull’orbita … come rondine, che ogni anno torna al suo nido.
Alla fine gli mostri la schiena e – non sai neppure come succeda – altro colpetto di spalla – risale ancora una volta nell’aria, turbinando leggero, regalandoti il tempo di fare uno, due, tre, giri su te stesso, prima di destinarlo al compagno.
Espressione estrema dell’arte d’improvvisare.
Corpo che pensa, mente che danza.
Lo scambio potrebbe ancora continuare all’infinito, e
Avvertenza dell’Autore: non è stato un errore di stampa: il racconto (e il libro) finiscono proprio così. O meglio ancora, non finiscono proprio, perché io desidero così.
“Solo chi ha il coraggio di scrivere la parola inizio, può trovare la forza per scrivere la parola fine”.
Una mano santa di sicuro. Lo leggerò. Ciao
ciao a tutti,
sono igor napoli
il libro è finalmente terminato, sono 32 racconti in 400 pagg. Un bel mattoncino. (Da ridere!)
Lo presenterò per la prima volta alla casa alpina di S. Anna di Valdieri, il giorno 11 dicembre alle 17.30. In tale occasione proietterò un audiovisivo intitolato “Vie” (di terra, roccia, neve, acqua, aria, ciclabili, del sale, dei vini…) Ambienti che, bene o male hanno ispirato i racconti.
Chi fosse impossibilitato a venire e volesse prenotare il libro, può scrivermi all’indirizzo mail:
igor.napoli@libero.it
ciao.