Due montanari

Maria Teresa Cometto
Corbaccio

Nel titolo è già espresso tutto l’essere più profondo e autentico di Arturo e Oreste Squinobal: due montanari. La scrittura di Maria Teresa Cometto mette su carta i racconti minuziosi delle grandi, importanti imprese dei due alpinisti, ma anche e soprattutto il loro esseri due abitanti della valle del Lys, la valle di Gressoney, nati in una famiglia Walser (“Eravamo in tanti in famiglia, una delle più numerose di Gressoney. Papà, mamma e nove figli…”), cresciuti tra l’alpeggio alla Cialvrina e la falegnameria di famiglia, divenuti guide alpine più per caso che per vocazione.

La montagna, per chi ci abita, è fatica, è pericolo. …Le vette sono lontane, irraggiungibili

Iniziano ad andare in montagna portati da due ragazzi torinesi, che a Gressoney venivano in vacanza, poiché scalare le vette più alte della valle, quelle ben sopra i pascoli alti, era quasi una faccenda da turisti cui guardavano con timore reverenziale.

Nonostante questo alpinismo ritagliato nei momenti liberi dal lavoro in falegnameria, con mezzi più che casalinghi (“Ci siamo battuti la nostra pista personale vicino a casa, a Loomatten”), i due fratelli diventano guide alpine, risalgono in prima invernale la sud del Cervino, e poi via verso l’integrale di Peutérey fino alla spedizione sul Kangchenjunga, in Himalaya, dove ritrovano tra le popolazioni delle montagne Nepalesi le stesse fatiche della loro valle natia. “Molto del Nepal evoca in noi le nostre origini umili, legate alla terra e alla natura. Soprattutto la vita dei campi”.

Queste “origini umili”, la loro valle dove si parla il Titsch mentre il resto della regione è bilingue italo-francese, metteranno sempre Arturo e Oreste in soggezione verso i loro colleghi, ma farà dei due fratelli due guide alpine appassionate e dal cuore immenso, rustico ma palpitante. “…c’è chi, al di là del vincolo professionale, ama la montagna e pratica l’alpinismo innanzitutto per proprio conto: anche con il cliente, allora, cerca di non avere esperienze banali, cerca di ricreare lo spirito di avventura sia nelle piccole che nelle grandi cose”.

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