A fine novembre si sono tenuti gli Stati Generali del turismo outdoor, per fare un bilancio dei Cammini in Italia e tracciare le prime linee guida da cui partire per il futuro.
di Benedetta Bruni
Il 23 e 24 novembre, nell’Isola di San Servolo a Venezia, si è svolta una due giorni organizzata dal CAI a tema “Stati Generali del turismo outdoor – Camminare l’Italia, verso una visione comune”, dedicato al futuro dei cammini e agli itinerari escursionistici italiani. È la prima volta che si tiene un evento nazionale sull’argomento, con oltre 60 rap-presentanti di istituzioni, imprese e associazioni. Per questa occasione si sono alternati diversi panel, ognuno per esporre un aspetto del “turismo outdoor” (inteso come il turismo lento tipico dell’escursionismo, dei cammini e del camminare nella sua accezione più ampia) e definire uno stato dell’arte comune per tutta Italia, al fine di quantificare il fenomeno e fornire una base solida per scelte informate e sostenibili. I vari interventi hanno esposto gli esiti degli otto tavoli di lavoro tenutisi nel mese di ottobre in preparazione agli Stati Generali.

Tali risultati sono stati poi raccolti in un dossier (consultabile online) che include linee guida e buone pratiche per lo sviluppo del turismo outdoor in Italia. I tavoli hanno toccato argomenti quali: segnaletica e manutenzione, governance, raccolta dati, i cammini per lo sviluppo turistico dei territori, inclusione e giovani, accessibilità, cultura del camminare, accoglienza e sostenibilità.
L’istituzione di un tavolo del turismo
Partendo di fatto dalle conclusioni, questo evento è stato efficace già in prima battuta per via dell’intervento della ministra del Turismo Daniela Santanché, che ha accolto l’invito alla creazione di un tavolo di confronto permanente al Ministero, dove poter affrontare tutti gli aspetti del turismo outdoor coinvolgendo anche il CAI, Sport e Salute, le regioni e le associazioni di categoria. Nel suo discorso ha elogiato come questo tipo di turismo sia una risorsa fondamentale per l’Italia. “I dati del 2024, con 71 milioni di presenze e oltre 11 milioni di arrivi nel settore open air, confermano la crescita di questo mercato, che ha un impatto economico complessivo di oltre 8 miliardi di euro. […] L’obiettivo è promuovere un turismo responsabile e sostenibile, in grado di valorizzare le economie locali”.

Un risultato che ha testimoniato la bontà delle discussioni in questi due giorni, e soprattutto l’apertura del CAI verso proposte che potessero da un lato valorizzare i cammini, dall’altro garantire la conservazione di una cultura della montagna. Il presidente del Club Alpino Italiano Antonio Montani, tuttavia, ha auspicato anche alla creazione di un osservatorio nazionale “che con-senta di raccogliere in maniera specifica e strutturata i dati del turismo outdoor, senza dimenticare bike, arrampicata e altre discipline”.
A monte di questa decisione, ci sono alcuni temi che sono stati richiamati più di altri.
Qualche numero
Per dare un’idea dell’entità dei Cammini nella Penisola, la rete sentieristica italiana supera ampiamente la lunghezza della rete auto-stradale: 160 mila chilometri a fronte di 7mila, eppure la prima viene sostenuta e manutenuta dal lavoro di oltre 10 mila volontari CAI, associazione che dal canto suo è da considerarsi la più grande struttura ricettiva d’Italia, suddivisa su circa 300 rifugi e 15.444 posti letto. Per quanto riguarda i Cammini, invece, nel dossier “Italia, Paese di Cammini” di Terre di Mezzo Editore emerge che nel 2023, per la prima volta, le credenziali del pellegrino distribuite hanno superato le 100 mila unità (101.419), con un incremento del 25% rispetto al 2022 (81.473).
Delle 2.427 persone interpellate, il 57% sono donne e il 43% uomini. Sono stati contati 1 milione e 350 mila pernottamenti, per lo più in appartamento (44%) con una spesa giornaliera generale tra i 20 e i 40 euro (47%).



Sostenibilità
Di responsabilità ambientale e intermodalità con i mezzi pubblici si è parlato in diverse occasioni. Per le strutture di accoglienza, che con un’uniformità a livello nazionale e una definizione chiara della loro funzione potrebbero rendere più accessibile e sostenibile l’accoglienza che effettivamente offrono in cammino. Sono stati citati poi esempi di certificazioni: quella del Global Sustainable Tourism Council (GSTC), per la quale la Via degli Dei ha fatto richiesta che, dovesse venire accolta, la renderà il primo Cammino effettivamente sosteni-bile da un punto di vista ambientale, o ancora la Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS) e altre.
È stata menzionata la necessità di opere a favore della destagionalizzazione, un impegno portato avanti in particolare da AITR – Associazione Italiana Turismo Responsabile. Il Politecnico di Milano e Montana SpA hanno esposto il loro progetto di certificazione ambientale per i rifugi, con l’obiettivo di misurare e migliorare la sostenibilità di queste strutture e contribuire alla loro resilienza ai cambiamenti climatici. Ma è stato soprattutto il CAI a farsi portavoce di un concetto di sostenibilità intrecciato alla cultura del-la montagna. Facendo una riflessione sulla contingente chiusura dei lavori della COP29 e in occasione della firma con AICS (Agenzia per la cooperazione e lo sviluppo) di una convenzione sulla cooperazione internazionale legate al turismo sostenibile, il Club Alpino Italiano ha parlato di una frequentazione rispettosa dell’ambiente anche in chiave turistica, inclusiva per le persone che la vivono quotidianamente, sostenibile per le generazioni future.
Inclusione, accessibilità, digitalizzazione
Parlando di Cammini, non vengono spesso citati il senso di aggregazione, appartenenza ed “empowerment” che questi sanno creare. Alessandra Pollo, referente per la ricerca scientifica per il CAI, ha però portato alcuni esempi: la Rete Nazionale Donne in Cammino promuove la partecipazione femminile e crea spazi sicuri di condivi-sione, così come il CAI Giovani si impegna a educare sempre più ragazzi e ragazze al vivere e scoprire l’ambiente montano. Per migliorare l’esperienza di camminatori e camminatrici con disabilità o esigenze specifiche è stato redatto il vademecum “Accessibilità e fruibilità dei cammini: un metodo di lavoro”.
Queste e altre iniziative valorizzano la creazione di un senso di comunità e collaborazione ed evidenziano i benefici della natura sulle persone. Sono una fonte umana e sociale molto preziosa, che si scontra tuttavia con l’accessibilità effettiva dei Cammini in senso materiale ed economico. Anche in questo caso viene chiesto uno sforzo istituzionale per ridurre le barriere economiche e rendere effettiva l’inclusività, in particolare per i e le giovani. Ma non ci si deve limitare a questo: per fruire più facilmente dei Cammini bisogna rendere chiare le opzioni a disposizione, per esempio raccogliendole online (il CAI a tal proposito ha creato il portale prenotarifugi.cai.it) e, in parte, digitalizzando i percorsi tramite segnaletica smart per accompagnare e garantire sicurezza per tutto il percorso.
A questo proposito si collega il tema della condivisione dei dati, affinché i diversi portali legati al turismo outdoor possano condividere i dati dei frequentatori e dei turisti sia tra di loro sia con l’osservatorio auspicato anche dal presidente Montani. Per raccogliere e analizzare dati sulla domanda e l’offerta turistica, monitorare le tendenze di un dato territorio, valutare gli impatti economici, sociali e ambientali e supportare una pianificazione strategica della destinazione.
Promozione del turismo outdoor
L’obiettivo della ministra Santanché è far sì che l’Italia sia la prima destinazione in Europa per il turismo outdoor, al momento seconda solo alla Spagna. Dall’altra parte, tuttavia, alcuni dei comuni che effettivamente sono presenti e operano nelle località interessate chiedono interventi a favore della destagionalizzazione e contro l’overtourism. Come ha riportato Maria Dolores Riveiro Garcia nello Studio degli impatti socio-economici sul Cammino di Santiago de Compostela, ciò che è bene tenere in considerazione per queste comunità non è tanto la crescita derivata dagli introiti dei pellegrini, quanto più l’impatto “percepito” da parte dei residenti.
Questo aspetto deve essere integrato con i dati che poi appaiono nei report nazionali sul turismo outdoor, interpellando direttamente i comuni sulle loro percezioni, in modo tale da renderli parte attiva in un processo di sviluppo turistico che sia sostenibile anche e soprattutto per loro.
Alla luce di ciò, nell’impegno di aumentare il numero di persone che frequenta i Cammini, è importante menzionare, al fianco di strategie di sviluppo locale, anche proposte di turismo organizzato, che si concentra su destinazioni meno conosciute e periodi di media-bassa stagione per un turismo diffuso e sostenibile. È altresì essenziale coinvolgere gli stakeholder locali competenti in materia di cammini e percorsi, come gestori, operatori turistici, associazioni di categoria e comunità locali, magari con aggregazioni di comuni in coordinamento con enti gestori.
Una proposta per le istituzioni, inoltre, riguarda la progettazione integrata tra rete cicloescursionistica, itinerari culturali, cammini e ciclovie, allargando la rete di soggetti coinvolti lungo gli itinerari per favorire una mobilità dolce con la messa a sistema dei principali percorsi a tema. Senza dimenticare, infine, che una buona promozione passa anche da una comunicazione efficace, che possa dare identità al Cammino e far trasparire la sua autenticità, per attrar-re così il target giusto di camminatori.
Per la diffusione di una cultura della montagna
Un’ultima riflessione deve essere fatta sul concetto di “cultura della montagna”, ripreso con forza anche dal presidente Montani. Ben vengano le iniziative per aumentare il numero di pellegrini, o le politi-che del ministero del Turismo come l’istituzione del DDL Cammini o del Fondo dei cammini religiosi. Tuttavia occorre ricordare che parlare di “prodotto” implica vi sia un consumo, e ai frequentatori di ambienti fragili come le montagne può far storcere il naso. Serve dunque una maggiore consapevolezza e il riconoscimento di altri valori: rispetto, sostenibilità, cooperazione, anche eroismo se si vuole. Per un approccio all’escursionismo che non sia fine a se stesso, ma che sappia lega-re tra di loro istituzioni, comunità, camminatori.
Camminare è sinonimo di esser vitali. Specie il camminare fine a se stesso è tipico, forse esclusivo, della specie umana: gli animali si spostano in cerca di cibo, di acqua di frescura. Ma non camminano come facciamo noi, senza uno scopo pratico. Quindi porte aperte a ogni forma del camminare, da soli, in due, in compagnia (purché nell’educazione e nel rispetto verso l’ambiente). Ma quando leggo cose tipo “Inclusione, accessibilità, digitalizzazione” mi cascano un po’ le palle. E’ mai possibile che dobbiamo condire di questa sovrastruttura della società attuale anche una attività semplice e spontanea come camminare???? Mi sa di ipocrisia e presa in giro. Camminare, in sintesi, è mettere un piede davanti all’altro. per fare un’azione così “banale” ci vogliono inclusione, accessibilità, digitalizzazione? chi ne è convinto punta a obiettivi strategici sbagliati. Camminare, grazie alla sua semplicità, è un’attività indicatissima per stimolare la crescita individuale. altro che esser assistito. Comprati i libri, leggili, appuntati gli itinerari, verificali sulle carte, sognali, organizzati, parti, magari la prima volta sbaglia, fai tesoro dell’errore, la seconda vai a colpo sicuro ecc ecc ecc. Questa è l’essenza del camminare e, per estensione, dell’andar in montagna. se abbiamo tutto già pre-cucinato che basta pigiare un tasto e visionare sullo smartphone, il valore esistenziale del camminare (0dell’andar in montagna) si stempera assai, forse si azzera del tutto.
Ricordo uno slogan:
Camminare è rivoluzionario. L’orto è sovversivo.
Infatti non contribuiscono al dannato PIL. Per fortuna. Viva il camminare!
CAMMINARE è anche il titolo di un libro di Thoreau.