Welcome to Mugello

di Martina Masi, pubblicato su Clean Outdoor Manifesto in data 10 maggio 2021

È una domenica di novembre tipicamente nebbiosa sui monti che circondano il Mugello. Siamo partiti dal Passo del Giogo, fino a sbucare a Monte Castel Guerrino, 1117 metri di altitudine. Intorno a noi solo faggi, coi loro profili spogli, e un paio di caprioli decisamente incuriositi dalla presenza di due escursionisti fuori stagione. La scena è a metà fra la perfetta ambientazione di un film horror e quella di un romanzo di Murakami. C’è un (non) piccolo dettaglio che tuttavia ci ricorda che siamo sull’Appennino mugellano e non in una foresta incantata, ed è il rombo costante che proviene dall’autodromo più famoso d’Italia.

Se ve lo state chiedendo oggi non c’è il Motomondiale, nessuna prova tecnica della Ferrari, proprietaria del circuito. Oggi semplicemente l’autodromo è aperto per i privati che possono provare l’ebrezza di portare i loro bolidi in pista, esattamente come altri 260 giorni all’anno.

FOTO: Martina Masi

Il Mugello Circuit

Il Mugello Circuit si trova nel comune di Scarperia, a 300 metri di altitudine ma, a causa della particolare conformazione del territorio, il rumore si spande in tutta la valle, risalendo anche i pendii aspri degli Appennini. Per chi abita queste valli il circuito è motivo di orgoglio oltre che di guadagno: per tre giorni all’anno il Mugello ha gli occhi del mondo intero puntati addosso e in quella settimana ogni singolo pezzo di terra diventa una piccola miniera d’oro per i proprietari, che affittano ai tifosi una piazzola arrangiata per tende e camper. L’atmosfera in valle in quelle giornate di inizio estate è elettrica e il casino conseguente alla presenza di centinaia di migliaia di persone si fa sentire, ma soprattutto fa sorridere. È un casino ben accetto, che porta condivisione, nuove conoscenze e tanti, tanti soldi, importantissimi per l’economia da sempre zoppicante di questa periferia rurale di Firenze. Solo chi ha partecipato a questo evento può capirne davvero l’energia.

Amare la moto GP significa per molti, come il mio ragazzo e compagno di avventure outdoor, conoscere a memoria quel tracciato, con i punti in cui i piloti scalano le marce o aprono il gas. Però in mezzo a un bosco immerso nella nebbia, su una cresta sferzata dal vento a 1000 metri – per quanto siate appassionati di motori – l’ultimo dei vostri desideri probabilmente è riconoscere ogni singola curva del vostro circuito preferito ascoltando le auto o le moto sfrecciare in pista.

FOTO: Martina Masi

I passi dell’Appennino Tosco-Emiliano sono da sempre il paradiso dei motociclisti, che ogni fine settimana di bella stagione percorrono le curve di Muraglione, Giogo, Futa e Colla alla ricerca della traiettoria perfetta. La destinazione finale di queste gite fuori porta è spesso l’autodromo, quasi sacro per chi ama le due ruote. Il circuito infatti è spesso aperto ai visitatori, che possono riposarsi sui prati intorno alla pista mentre assistono alle prove libere o alla gara della giornata. Per tutti questi appassionati è incomprensibile come il Mugello Circuit possa non essere solo una fonte di guadagno e prestigio per i cittadini di Scarperia e dintorni: quando scegli di assistere a un evento sportivo scegli di farlo abbracciando tutto quello che questo comporta, frastuono compreso. Il rombo dei motori sul rettilineo ti lascia i brividi lungo la schiena, fa vibrare l’aria intorno a te. Ma se quel rumore dovessi ascoltarlo tutti i giorni? Magari quando pranzi in giardino con gli amici, mentre leggi sulla tua poltrona preferita o mentre cammini in mezzo al bosco, mentre pianti i pomodori o passeggi col cane su un sentiero poco battuto. Forse solo immaginando questo scenario è possibile capire perché in Mugello una parte dei cittadini si sia mobilitata per cambiare la situazione.

L’inquinamento acustico

Il problema dell’inquinamento acustico è stato sollevato più volte dai comitati locali, arrivando fino alla Corte Costituzionale, che ha dato ragione all’autodromo, non riconoscendo nemmeno parzialmente le istanze di quei cittadini che non chiedono certamente la chiusura del circuito, ma almeno una regolamentazione adeguata, soprattutto per quelle giornate in cui a usufruire della pista sono privati o manifestazioni sportive minori. Dal 2002 infatti l’autodromo gode di una speciale deroga che permette il superamento senza alcun limite delle emissioni acustiche: si tratta dell’unico circuito in Italia a non avere alcun limite da rispettare per quanto riguarda i valori indicati come “ammissibili” dall’Agenzia Europea per l’Ambiente. L’appeal internazionale del Mugello Circuit è tale da oscurare completamente le problematiche ambientali ad esso connesse, anche se queste si riflettono sulla vita quotidiana degli abitanti della valle, perché vivere alle pendici dell’Appennino con il sottofondo del rombo dei motori èdecisamente fonte di frustrazione.

FOTO: Martina Masi

Un turismo e un’economia alternativa

Il Mugello non gode certo della notorietà di altre zone rurali della Toscana, come ad esempio il Chianti o la Val d’Orcia: proprio per questo è ancora ruvido e selvaggio, una terra senza fronzoli in cui ad incantare è ancora solo la natura. E allora forse l’unica soluzione è cominciare a valorizzare davvero queste valli morbide dai confini così aspri, in cui si alternano oliveti, castagneti, boschi e pascoli, da cui proviene un latte fra i migliori in Italia. Qualcosa negli ultimi anni si sta lentamente muovendo in questa direzione, soprattutto grazie alla Via degli Dei, il famoso trekking di collegamento fra Firenze e Bologna, che sta dando una spinta decisiva alla crescita di un’economia turistica parallela e alternativa a quella del circuito. La speranza è che il turista-trekker porti con se una curiosità e un interesse profondo per le terre che attraversa: la lentezza tipica dei camminatori forse è la chiave per portare in Mugello un turismo meno consumistico, meno veloce e più sostenibile.

FOTO: Martina Masi

Adesso la sfida più grande sarà rendere consapevoli i numerosi trekkers e bikers della meraviglia ma anche dell’estrema fragilità dei luoghi che attraversano, costantemente in lotta per sopravvivere alle infrastrutture che tentano di stritolarli nella loro morsa: l’autodromo da un lato e l’autostrada con la Variante di Valico dall’altro, mentre sotto il cuore pulsante delle montagne corre l’Alta Velocità, che ha prosciugato in un decennio oltre 80 corsi d’acqua con le relative sorgenti.

E come sempre gli unici a poter davvero cambiare le cose siamo noi, abitanti di una campagna circondata da montagne e dalle cui cime, nelle giornate invernali più gelide e terse, si intravede lontanissimo il luccichio del mare. Solo chi abita il Mugello può comprenderne le contraddizioni e abbracciarne la bellezza aspra, solo chi lo ama può provare a risolvere quelle contraddizioni proteggendone l’anima selvaggia.

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